UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Le tabelline di Dio – Piccole nozioni di matematica evangelica

È l’ultimo libro del vaticanista Enzo Romeo, che prende spunto dai numeri per leggere i Vangeli e attualizzarli nel nostro tempo.
17 Febbraio 2020

Si intitola Le tabelline di Dio – Piccole nozioni di matematica evangelica. È l’ultimo libro del noto vaticanista Enzo Romeo (Àncora editrice, Milano), che prende spunto dai numeri per leggere i Vangeli e attualizzarli nel nostro tempo. Perché i Vangeli – scrive Romeo – sono come i numeri primi in matematica, capaci di illuminare e dare senso a ogni gesto della vita umana. Proponiamo la premessa dell’autore e uno stralcio della prefazione di Dom Jacques Dupont, monaco certosino ed ex docente di matematica, procuratore generale dell’Ordine presso la Santa Sede ed ex priore della Certosa di Serra San Bruno.

Le tabelline di Dio – Piccole nozioni di matematica evangelica
di Enzo Romeo
Editrice Ancora
pagine: 148
prezzo: 16 euro

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Partiamo da un presupposto: in apparenza con Gesù i conti non tornano mai. Nei Vangeli ci sono troppe variabili per riuscire a fare un calcolo preciso di ciò che Dio vuole da noi. Dal padrone della vigna che dà la stessa paga all’operaio che ha lavorato un’ora e a quello che ha sgobbato tutto il giorno, agli spiccioli della vedova che valgono più delle ricche offerte dei benestanti. Dalla pecorella smarrita inseguita dal pastore a costo di perdere le altre novantanove alla richiesta di perdonare settanta volte sette.
Forse Gesù pensa che sia meglio non tenere i conti quando si ha a che fare con gli uomini? Dopo aver guarito dieci lebbrosi, si volta indietro e ne trova solo uno, il samaritano, cioè l’estraneo. Chiede: «Gli altri nove dove sono?» (Luca 17,17). Ma è una domanda retorica. 1 : 9 = x : Dio. Chi può risolvere questa equazione?
Eppure è Gesù stesso che invita a far di conto. Se si vuol costruire una torre, si deve prima calcolarne la spesa, dice. E un re innanzi di partire in guerra deve esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila. Un po’ di raziocinio non guasta. Gesù è figlio putativo di un carpentiere, alle prese quotidianamente con i calcoli del proprio lavoro. Nella sostanza, con Lui i conti tornano, eccome! «Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Matteo 17,29). Il centuplo e l’eternità.
Che li si intenda come entità platoniche o come secrezioni del nostro cervello, i numeri possono portarci molto lontano. Ma è il momento di andare all’essenziale, a quella sorta di numeri primi che sono i Vangeli. Marcus de Sautoy ha scritto che «i numeri primi sono gioielli incastonati nell’immensa distesa dei numeri». Lo vedremo meglio nell’ultima parte di questo libro. La definizione calza a pennello per i Vangeli, gioielli nell’immensa distesa della letteratura. Così come i primi hanno il potere di costruire tutti gli altri numeri, i Vangeli hanno la capacità di illuminare di una luce speciale ogni gesto della vita umana, dando un senso profondo all’esistenza nella sua scansione quotidiana.
Enzo Romeo

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Sembra fuori luogo esprimere un’esperienza di fede o un’esperienza spirituale con dei numeri. Eppure, chi apre la Bibbia incontra tantissime indicazioni numeriche e scopre che esse celano dei simboli non sempre facili da decrittare. Sappiamo infatti che le antiche civiltà, soprattutto nel mondo mediorientale, non ritenevano così importante, come lo è per noi, l’esattezza matematica. Invece ogni cifra, ogni numero celava un significato simbolico.
È ovvio che non possiamo intendere sempre i numeri della Sacra Scrittura in modo letterale; a volte sono esagerati. Forse è più fecondo riconoscere che Dio gioca, in qualche modo, con i numeri. Per lui, secondo il salmista, mille anni sono come un giorno (Salmi 90,4), e invece un giorno nel suo tempio vale più di mille altrove (Salmi 84,11). Nella Trinità tre uguagliano uno: ci sono tre persone che sono «una cosa sola»; in Gesù due fanno uno: una persona unica è ad un tempo Dio e uomo. Dio non sa calcolare, o più esattamente il Dio Trinità sfugge a un approccio puramente ragionevole e umano. In altre parole, per pensare il Dio cristiano si deve rinunciare alla nostra aritmetica per accogliere un mistero che ci viene offerto dall’altro e dall’alto.
Anche noi possiamo giocare con i numeri, prendendo esempio dalla santa di Lisieux. Teresa di Gesù Bambino, infatti, ha detto: «Lo zero in sé non ha nessun valore, però se lo mettiamo accanto all’uno può divenire potente, purché tuttavia lo mettiamo nel lato giusto, cioè dopo e non davanti!». E la santa conclude con una confidenza: «È lì che Gesù mi ha messo». L’enigma di Teresa si risolve facilmente: l’uno è Cristo, mentre lo zero è l’uomo con tutte le sue piccolezze. Uno zero che conta su di sé, senza Dio, non vale niente. Ma l’umile zero che pone la sua piccolezza e la sua povertà al posto giusto – dietro Cristo, non davanti –, ossia offrendole a Lui, diventa potente.
Non dubitiamo che Dio sa contare – ce lo conferma l’uso dei numeri nella Bibbia –, ma non conta come noi. Alle nozze di Cana, per rimediare alla mancanza di vino, Gesù ne offre una quantità sovrabbondante a partire dell’acqua di sei anfore, ciascuna di capienza da ottanta a centoventi litri. Con cinque pani Gesù dà da mangiare a cinquemila persone, ma il calcolo è fatto male perché, dopo la distribuzione, rimangono dodici canestri pieni.
Quando Dio dona, non lesina, fa in grande. La generosità di Dio è al di là di ogni calcolo, perché l’Amore non fa calcoli. Come ha scritto un teologo francese, Jean-Noël Bezançon, il Dio di Gesù Cristo non sa né addizionare, né sottrarre, tanto meno dividere. Forse, sa soltanto moltiplicare, e sempre per l’infinito, sì che non si ottiene una cifra scrivibile.
Ma si può affermare nello stesso tempo che Dio non sa contare se non fino a uno. Perché per lui ognuno è unico. Nell’immensità dell’universo a ciascuno sono rivolte personalmente le parole riferite dal profeta: «Tu sei prezioso ai miei occhi perché sei degno di stima e ti amo» (Isaia 43,4). Tale amore unico abitava il cuore di santa Teresa di Calcutta: a colui che un giorno le chiese quanti uomini, donne e bambini aveva salvato durante la sua vita, lei rispose: «Uno per uno, uno ad uno».
Si è scritto che Dio non sa sottrarre ma soltanto moltiplicare. Tuttavia Dio può fare qualcosa che è ben più straordinario della sottrazione: egli può cancellare tutto. Lo fa quando perdona una colpa a colui che se ne pente. La Bibbia in ogni pagina ci dice che Dio è bontà e perdono. Riconoscendo la mia debolezza, la mia mancanza davanti a Lui, posso, come san Pietro, incontrare lo sguardo misericordioso di Gesù. E avendo fatto questa esperienza, sono in grado di essere misericordioso verso gli altri, come chiede il Vangelo.
Dom Jacques Dupont