UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

LEONARD COHEN: “Thanks for the dance” (Sony Music)

Cohen ci ha lasciato il 7 novembre del 2016 ad ottantadue anni, poche settimane dopo la pubblicazione di "You want it darker".
16 Dicembre 2019

Una chitarra acustica, e dopo undici secondi riecco quella voce tenebrosa che il mondo ha amato per decenni. Così inizia l’album postumo di uno dei più grandi poeti partoriti dalla subcultura rock.

Cohen ci ha lasciato il 7 novembre del 2016 ad ottantadue anni, poche settimane dopo la pubblicazione di You want it darker. Ritrovarlo oggi, col suo intatto carisma, le sue ballate minimali e notturne,  stringe il cuore e quasi commuove.

Thanks for the dance era una mission che Leonard aveva implicitamente affidato a suo  figlio Adam che lo aveva affiancato negli ultimi tempi. Oggi, queste canzoni – escluse dall’album precedente non perché scartate ma perché non in tema – vedono la luce, con la promessa benemerita che non ne seguiranno altre. Del resto speculare sulla memoria di un genio sobrio come il Nostro, suonerebbe quasi come un tradimento.

A queste nove tracce hanno collaborato a vari titolo molti altri artisti, da Jennifer Warnes a Beck, da Damien Rice al produttore Daniel Lanois, più altri strumentisti di gran talento, e come i succitati, scelti per un’indubbia affinità elettiva.

Facile supporre che il risultato sarebbe piaciuto a papà Leonard, perché nulla del suo inconfondibile stile risulta qui minimamente riformato, al punto che questo album ha tutto il sapore di un suo ultimo regalo al mondo: l’ultimo giro di walzer prima che cali un sipario che tuttavia il miracolo della grande musica potrà rialzare all’infinito, ogni volta che chi lo ha amato ne sentirà il bisogno.

 

Franz Coriasco