Esordio solista per lo scorbutico e umorale leader degli Oasis, band fondamentale del rock britannico fra gli anni Novanta e la scorsa decade. Un personaggio discutibile per molti versi, ma perfetto per raffigurare in forma quasi iconica tutte le contraddizioni – creative e non – del rock intituzionalizzato.
Ciò detto il disco è di indubbia qualità, e la cosa sorprende parecchio visto le deludenti avventure che avevano preceduto questa uscita discografica. Dentro ci troverete tanti echi del passato: ma più che alla sua vecchia band il Nostro pare oggi più orientato a rifarsi al compianto Tom Petty e a certo folk-rock acustico di marca statunitense, così come al suo primo e mai dimenticato amore, i sempiterni Beatles, che continuano a rappresentare un punto di riferimento imprescindibile del suo stile.
Una quindicina di canzoni dal sapore chiaramente vintage in una convincente alternanza di ballad riflessive e di qualche parentesi da vecchio bullo rockettaro. Sorretto da un’accoppiata di ottimi produttori, il Nostro rientra dunque nel music-business dalla porta principale: per dire al mondo di essere pronto a ricominciare, e a se stesso, di volersi lasciare alle spalle le sregolatezze del passato e il peso di una fama conquistata più per le bravate che per il talento. Basteranno le buone intenzioni di un ex ragazzaccio?
Franz Coriasco