UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L'ultima notizia. Dalla crisi degli imperi di carta al paradosso dei giornali di vetro

Massimo Gaggi e Marco Bardazzi, in questa disamina felicemente ricca di aneddoti quanto acuminata nell'analisi, sostengono che si può reinventare il giornalismo nell'"era di vetro", che ci sta regalando un'informazione più trasparente ma più fragile.
13 Gennaio 2011
Il "Los Angeles Times" ha dichiarato bancarotta prima di essere salvato, il "Washington Post" resiste a malapena, ovunque le redazioni chiudono, i corrispondenti esteri fanno fagotto e tornano a casa. In tutto il mondo, quotidiani con secoli di storia alle spalle ormai vivono alla giornata. E se fino a qualche tempo fa il web, potente vetrina promozionale, sembrava un utile alleato, oggi infuria una guerra senza quartiere tra chi vuol mettere ogni notizia a portata di click e chi cerca di proteggere contenuti di qualità faticosamente prodotti. Nelle battaglie tra i giovani leoni dell'informatica e le vecchie volpi dell'editoria, sono queste ad avere la peggio, mentre monta l'onda del giornalismo "dal basso", con lettori che chiedono di partecipare in maniera sempre più attiva al flusso delle notizie: un cinguettio di Twitter, un link condiviso su Facebook, l'inchiesta fai da te di un blogger, le news di un aggregatore sono ormai più fruibili del classico quotidiano. E' l'Apocalisse? In un certo senso sì, come dimostrano Massimo Gaggi e Marco Bardazzi in questa disamina felicemente ricca di aneddoti quanto acuminata nell'analisi. Ma ciò non significa che non si possa ripensare e reinventare il giornalismo nell'"era di vetro" che ci sta regalando un'informazione più trasparente ma più fragile.