Si dichiara, giustamente, italiano al 100%, ma le sue radici arabe (il padre è egiziano) si notano eccome nella sua voce e nel suo stile.
Dopo l’inatteso trionfo in quel di Sanremo, i suoi discografici hanno deciso di anticipare l’uscita di questo suo album di debutto proprio per approfittare della grande attenzione suscitata dalla sua apprezzatissima Soldi: un brano duro ma sincero, antiretorico, che mette il dito in una delle grandi piaghe dell’oggi: le relazioni famigliari, ancor più complicate in famiglie come la sua, dove convivono culture e visioni della vita diverse in contesti socio-economici non sempre facili.
Mahmood ha talento da vendere, originalità di scrittura e d’interpretazione, e i sette brani che compongono questa sua prima avventura in sala d’incisione (in realtà questa è la versione espansa di un ep uscito mesi fa) lo confermano. Al di là delle sterili polemiche che ne hanno accompagnato il trionfo, Mahmood va fortissimo sui mercati della musica come in radio; è l’immagine perfetta di un Paese sempre più multietnico e che anche per questo sta attraversando mutazioni epocali. E così queste canzoni, oltre a quella già citata, sembrano selfie a una realtà socioculturale che il ventisettenne della periferia sud di Milano ha vissuto in prima persona e condiviso con tanti coetanei. Se saprà mantenere questa autenticità, continuando a maturare e resistere alle pressioni del business, l’attende un futuro pieno di soddisfazioni.
Franz Coriasco