Mina. Basta la parola. A 78 anni, con un’infinità di album alle spalle, l’immarcescibile signora Mazzini è ancora e sempre lei.
Il suo nuovo album è misterioso nel titolo e piacente nell’impatto, con un sound elegante a sorreggere la solita inarrivabile voce che pare ancora quella di una giovane quarantenne.
Le dodici nuove canzoni emanano profumi di jazz-fusion ma anche energie elettroniche, tango, guizzi avanguardisti, rock’n’roll; e a guarnire il tutto un duetto in napoletano con Paolo Conte nell’ironica ‘A minestrina.
Il sapore è comunque quello di un lavoro perfettamente riconducibile all’iconografia pop. Pop d’d’autore e di gran classe ovviamente, con parecchi echi vintage. Autori di vaglia: da Boosta dei Subsonica al compianto Paolo Limiti, da Andrea Mingardi al fedele Giorgio Calabresi, con un paio di cover che Mina reinventa a modo suo: Last Christmas di George Michael e l’immortale Heatbreaker Hotel di Presley. A cucinare il tutto, sotto la guida del figlio Massimiliano Pani, un manipolo di musicisti notevoli: tra gli altri, il pianista Danilo Rea, il batterista Alfredo Golino, il bassista Massimo Morricone, il chitarrista Giorgio Cocilovo.
Un disco vario e ben strutturato, meno routinario di altri. Mica male per una che sta per diventare bisnonna.
(Franz Coriasco)