UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

NEIL YOUNG: “Homegrown” (Silver Bow)

Il menestrello psichedelico è tornato sui mercati con un album tracimante di nostalgia...
30 Giugno 2020

Partono le prime note e sembra d’esser finiti in un’astronave del tempo e tornati a tempi di Harvest, uno dei capolavori assoluti del country-rock d’autore dei primi anni Settanta.

Il menestrello psichedelico, fra gli eroi indiscussi della grande stagione bucolica della canzone californiana (anche se lui è canadese d’origine), è tornato sui mercati con un album tracimante di nostalgia: un sound morbido e prettamente acustico, l’inconfondibile timbrica vocale che giostra sulle ottave alte, chitarrine, armoniche e pianoforti suadenti e molto rustici.

E in effetti questo splendido Homegrown è stato partorito quasi cinquant’anni d’anni fa, ma è rimasto chiuso in un cassetto fino ad oggi: per precisa volontà dell’autore, indotta in origine da una fase particolarmente oscura e dolorosa della sua vita, professionale e non.

Un prezioso tassello mancante  - l’anello di congiunzione tra Harvest e Comes a time, l’ha definito lo stesso Neil – stracolmo di riflessiva, acida e talvolta tormentata tristezza, a dispetto di sonorità spesso sognanti e dolcissime. Imperdibile per gli amanti di quest’ambito, questo album rappresenta un documento comunque stuzzicante anche per chi all’epoca non era neppure nato, ma che oggi desidera assaporare sia gli umori di un’epoca che quelli, fino ad ora nascosti, di un maestro imprescindibile.

Franz Coriasco