UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

NORAH JONES: “Little broken hearts” (Blue Note)

La trentatreenne signorina Jones è ormai una pop star planetaria di prima grandezza. Merito di uno stile soffuso ma tremendamente intrigante, capace d’essere ad un tempo moderno e tradizionalista grazie a quel mix personalissimo di country e di blues-jazz che ha trovato in lei un’attualizzazione in grado di far breccia anche sugli scorbutici mercati contemporanei.
30 Aprile 2012
La trentatreenne signorina Jones è ormai una pop star planetaria di prima grandezza. Merito di uno stile soffuso ma tremendamente intrigante, capace d’essere ad un tempo moderno e tradizionalista grazie a quel mix personalissimo di country e di blues-jazz che ha trovato in lei un’attualizzazione in grado di far breccia anche sugli scorbutici mercati contemporanei.
Per questa sua sesta prova discografica che arriva a pochi mesi dal bel ritorno dei “suoi” Little Willies, s’è affidata a un modernista sapiente come Danger Mouse con cui aveva già collaborato recentemente. Le nuove canzoni, incise in uno studio di Los Angeles sono il frutto di questo bel sodalizio (i due hanno suonato tutti gli strumenti presenti), che conferma la propensione della Jones a concepire e realizzare progetti fuori dalle logiche usuranti dei mercati, ma senza sottovalutarne gli imperativi.
Un gran bel disco che conferma la versalità di questa artista capace, per altro, di collaborare con leggende come Ray Charles o Herbie Hancock, con rockettari come gli Outkast o stagionate leggende del country come Willie Nelson. Anche da questo s’evince la forza di un talento già più che maturo, e destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del cantautorato femminile di questi ultimi decenni.
(Franz Coriasco)