Quarto album per la boy-band più famosa del mondo. Il quintetto anglo-irlandese sta affrontando un passaggio delicatissimo: quello che dovrebbe portarli da popstar adolescenziali alla maturità. Ovvie le pressioni del business (visto che sono ormai a tutti gli effetti una floridissima industria che macina denaro nei campi più disparati), così come le aspettative dei fan e le spocchie più o meno invidiose dei loro critici.
Nel complesso l’album dimostra il loro sforzo emancipativo (solo parzialmente riuscito, è chiaro, ma loro mica sono i Beatles) e la gradevolezza un po’ volatile della loro immutata formula stilistica; ma le canzoni nel complesso reggono e intrigheranno certamente il loro giovanissimo target. D’altro canto il fatto che i cinque continuino a procedere insieme con intatto entusiasmo e planetario successo, mi pare sia particolare tutt’altro che irrilevante: il tempo per diventare grandi davvero - e in tutti i sensi - gioca ancora dalla loro parte.
Franz Coriasco