UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

PINK FLOYD: “Endless river” (Parlophone)

Tornare sui mercati dopo vent’anni d’assenza è già di per sé un evento. Se poi ci si chiama Pink Floyd, allora la notizia è di quelle destinate a lasciare il segno...
17 Novembre 2014

            Tornare sui mercati dopo vent’anni d’assenza è già di per sé un evento. Se poi ci si chiama Pink Floyd, allora la notizia è di quelle destinate a lasciare il segno; anche se oggi, dopo il divorzio da Roger Waters e la scomparsa del tastierista Rick Wright, la storica band è ridotta all’accoppiata Gilmour-Mason.
L’aura che avvolgeva i loro capolavori è da tempo svaporata nelle nebbie del tempo ed anche se il carisma è un quid  che, per quanto ineffabile raramente sparisce del tutto, questo album non riesce a togliersi di dosso il sapore acre della pretestuosità. A parte la splendida  copertina e un paio di frammenti capaci d’evocare gli anni belli (come Louder than words, unico brano cantato e singolo guida), il resto piacerà solo ai fans irriducibili; del resto trattasi di composizioni risalenti ai primi anni Novanta, e dunque di scarti e scampoli incompiuti del precedente The division bell.
David Gilmour ha già dichiarato che questo sarà l’ultimo album targato Pink Floyd: spiace dirlo, ma una delle griffe più significative e gloriose di tutta l’epopea rock avrebbe meritato un altro epilogo.
           
 
Franz Coriasco