Era atteso da tempo il ritorno dell’ex Take That: con ansia dal popolo sterminato degli aficionados, e una certa curiosità dai critici. Ebbene, basta un rapido ascolto per realizzare d’aver a che fare con un album di grande impatto e di pregevole fattura. Risolti i problemi personali (droga e depressione), il neo papà Williams sembra aver trovato un equilibrio interiore in grado di nutrire anche la sua creatività.
E in effetti il Robbie vendemmia 2016 ha l’appeal immediato dei prodotti d’intrattenimento pop di gran classe: un bouquet che richiama al palato la sontuosità di Elton John e di Freddy Mercury, ma anche un gusto frizzantino da novello; aromi piuttosto variegati che danno ad ogni sorso un gusto diverso, dal fruttato à la Wham all’eleganza ben strutturata di Rufus Waiwright, guarda caso uno degli ospiti di sala.
Uscendo dalla metafora enologica, possiamo aggiungere che questo The heavy entartaiment show – dodicesimo album in vent’anni di carriera solista, arrivato a quattro anni dal precedente – ha segnato il cambio di major discografica e il ritorno in squadra del fido Guy Chambers.
Un album che sprizza energia e voglia di divertire da tutti i solchi. Perché la popstar dello Staffordshire resta innanzi tutto un irresistibile istrione, capace d’ammaliare anche sbruffoneggiando. Facile prevedere un gran successo per il suo nuovo megatour; per le centurie di fan italiani appuntamento al Bentegodi di Verona il 14 luglio 2017: lo spettacolo è assicurato, ma non proprio a prezzi popolari (oltre 50 euro per i settori più economici).
Franz Coriasco