UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

THE BLACK KEYS: “Let’s Rock” (Nonesuch)

L’accoppiata Carney & Aurbach è tornata sui mercati dopo cinque anni di astinenza.
22 Luglio 2019

L’accoppiata Carney & Aurbach è tornata sui mercati dopo cinque anni di astinenza. L’accoppiata di Akron, Ohio, celebra il buon vecchio rock, quello sporco e ruvido di band d’altri tempi come Stooges e Troggs (giusto per non scomodare gli Stones…).
Certo, rispetto ai loro pezzi forti, come El Camino che regalò al duo fama planetaria nel 2011, qui tutto risulta assai meno acchiappante: puro rock’n’roll rielaborato - ma neanche troppo - alla luce del Terzo Millennio e dei suoi diktat di quest’ambito. Il risultato è un disco che si rivela qualitativamente assai inferiore alle attese, ma che mantiene quel che promette fin dal titolo: una quarantina di minuti di canzoni da sparare a palla, quasi perfette per siringare un po’ di brio a certi pomeriggi oziosi e roventi.
Il nono capitolo della collezione Black Keys ha una copertina abbastanza macabra: compreso il titolo dell’album che, a quanto dichiarano, non è preso a prestito da uno degli slogan tipici della subcultura rockettara, ma a quanto pare è l’ultima frase pronunciata da un condannato a morte del Tennessee. E’ un disco in perfetto stile garage-rock, un consunto cliché stilistico che si snoda tra ruvidi boogie, simil-soul al color bianco, e qualche derapata verso l’hard-rock. Niente di particolarmente significativo, ma presumo che i nostalgici amanti dei generi e dei gruppi succitati lo consumeranno con una certa soddisfazione.

Franz Coriasco