UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

TINDERSTICKS: “No treasure but hope” (Lucky Dog)

Costato tre anni di lavoro, questo è il loro dodicesimo album...
4 Febbraio 2020

Ecco uno di quei dischi che viaggiano lontano dalle rotte consuete del pop-rock mainstream. Ma ciò non vuol dire che sia cerebrale o noioso, tutt'altro.

I Tinderstick sono una band britannica che calca le scene da molto tempo, sempre orgogliosamente ai margini dei circuiti del grande business, ma regolarmente circondati dall'affetto degli estimatori e degli aficionados. Una band di culto, potremmo definirli così, riesumando una consunta etichetta di quest’ambito.

Concepito nell’isola greca di Itaca dove il leader dimora da qualche tempo e costato tre anni di lavoro, questo è il loro dodicesimo album: un gran bel disco, soffuso, minimalista e rarefatto nelle atmosfere, suadente e notturno nelle melodie: roba da piccoli club e non certo da grandi arene, giusta per una serata rilassante, molto meno per intasare le playlist odierne.

Richiami a Nick Cave, Cohen e a Lou Reed sono evidenti, ma l’approccio di Stuart Staples e soci è più morbido e meno tenebroso, per quanto una certa malinconia crepuscolare tracimi da quasi ogni solco.

 

 

Franz Coriasco