Non so se il titolo del ritorno discografico dell’artista ciociaro sia pienamente condivisibile (a me sembra piuttosto vero il contrario), ma in ogni caso abbiamo a che fare con un signor disco. In primis per l’indubbia qualità formale che lo caratterizza, tangibile sia per quel che concerne la scrittura dei brani, che gli arrangiamenti e la personalità interpretativa.
Un album dal chiaro respiro internazionale (non a caso registrato tra Los Angeles e i beatlesiani studios di Abbey Road, e col l’ospitata extra lusso di John Legend). Certo il semplicismo dei testi sottintende una visione della vita figlia dei semplicismi buonisti di quasi tutto il pop odierno, ma di questi ha anche l’intrigante semplicità, l’antiretorica che caratterizza le pur rudimentali analisi del presente, e il linguaggio diretto di chi canta come mangia.
Su tutto una voce splendida, calda e cristallina insieme, capace d’emozionare nei sussurri come nelle grida a piena ugola. Una voce inconfondibilmente soul che fa di Tiziano una delle grandi firme della nostra scena musicale.
(Franz Coriasco)