Come previsto hanno dominato le vetrine e le classifiche delle feste appena archiviate. Del resto Bono e compari sono l’unica band al mondo capace di reggere i vertici dei mercati planetari da ben quattro decadi consecutive.
Il loro ultimo capitolo discografico è il seguito/complemento naturale del precedente, uscito nel settembre 2014. Ma aggiunge molto altra carne al fuoco. In Song of Experience, i quattro dublinesi - ma il realtà è Bono oggi più che mai il leader e il fulcro del tutto – scrivono lettere d’amore in forma di canzoni, sviscerandolo nelle sue molteplici espressioni. E il risultato è un disco sostanzioso, profondo e al tempo stesso coinvolgente come pochi altri, almeno fra quelli sfornati dai quattro in questi ultimi decenni.
Miele per i fan di tutte le generazioni, ma anche un prodotto potenzialmente intrigante anche per gli ipercritici e quanti non hanno mai regalato troppe smancerie alla rock band più famosa del pianeta. A conti fatti, un ritorno all’altezza del blasone e delle attese, anche delle più ottimistiche. C’è poco da fare: gli U2 sono ancora imprescindibili, e questo album ne cattura il dna stilistico più genuino trapiantandolo nel presente.
Franz Coriasco