UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Umanità mediale. Teoria sociale e prospettive educative

Ripercorrendo le tappe principali della storia dell’educazione mediale, gli autori arrivano a  proporre l’idea di “meducazione”
4 Luglio 2016

Da molti anni insistiamo a chiederci: “Che influenza hanno i media sulla società? Come è cambiata la cultura a causa della loro pervasività?”. Oppure: “Che cosa fa la televisione ai nostri bambini? La pubblicità come condiziona le nostre menti?”. Più recentemente: “Internet ci rende più intelligenti o più stupidi? I social network sono un ambiente pericoloso o sicuro?”. Tutte queste domande hanno un presupposto in comune, ossia che i media, la televisione, la pubblicità, Internet e la Rete siano entità autonome, soggetti capaci di agire e di produrre effetti sull’uomo. Come se non fosse proprio l’umanità (nelle sue diverse conformazioni sociali e culturali) a ideare, condurre, orientare il processo di mediatizzazione dell’esistenza.

È questa l’umanità mediale, origine e frutto di quel processo tecno-culturale che investe l’individuo contemporaneo “proiettandolo” nei media e rendendolo, appunto, un “uomo mediale”. Intorno a questo assunto ruota Umanità mediale. Teoria sociale e prospettive educative, libro scritto a quattro mani da Filippo Ceretti e Massimiliano Padula, ospitato dalla collana “Comunicazione ed oltre” dell’editore pisano Ets.

Il volume, spiegano i due autori, «nasce proprio dalla volontà di (ri)mediare a quelle angolazioni di senso che hanno distorto l’originalità del legame tra uomo e media. Un legame che ha caratterizzato l’ultimo secolo e mezzo fino ad assumere i tratti di una normalità culturale, di abitudini, scelte e sensazioni condivise e che vogliamo reinquadrare a partire da colui che lo ha pensato, creato, sviluppato: l’uomo».

Strutturato in due parti, il libro evidenzia nella prima come i media siano il prodotto delle aspirazioni e delle ispirazioni degli individui; siano il riflesso della sua qualità etica; la rifrazione delle sue gioie e delle angosce. Per questo il primo medium è proprio l’uomo che proietta (da proiĕctus, progetto) nel dispositivo tecnologico la propria esistenza.

Ma ogni processo umano, anche il più naturale, necessita di bussole, di orientamenti, di prassi, di regole. Per questo, nella seconda parte, il testo si apre alla dimensione educativa.

«Siamo convinti – aggiungono i due studiosi - della necessità strategica dell’educazione mediale. Per questo motivo, ripercorrendo le tappe principali che ne hanno segnato la storia, ci siamo spinti un passo avanti proponendo l’idea di meducazione, per evidenziare come l’intervento media-educativo sia rivolto non tanto agli oggetti tecnologici, quanto sull’uomo stesso (quale soggetto creativo di azioni comunicative), in modo che egli sappia convivere con, e ad-operare, le potenzialità comunicative/rappresentative dei media digitali. Si tratta – concludono gli autori – quindi di educare i media (perché i media siamo noi), di generare pensieri ed azioni ispirate alle più alte qualità (cognitive, etiche ed estetiche) dell’umano».

 

Umanità mediale. Teoria sociale e prospettive educative

Autori: Filippo Ceretti,  Massimiliano Padula

Edizioni ETS

Pagine: 80

Prezzo: 10 €