Geniale, urticante, anomalo, inconfondibile, coltissimo e popolare insieme. Il Capossela vendemmia 2019 è quello di sempre, ma con qualcosa in più. I quattordici brani che compongono il suo nuovissimo album lo confermano cantautore a sé - e più che mai necessario… - sul panorama contemporaneo, almeno per quanti chiedono alle canzoni suggestioni meno prevedibili e stereotipate offerte da gran parte di ciò che oggi arriva sui mercati della musica.
Ciò non vuol dire che il Nostro (nato in Germania, ma di origini irpine e cresciuto in Emilia) non riveli affinità e parentele evidenti: dall'approccio apparentemente antiestetico di Tom Waits, al folk scarnificato del Dylan più minimalista, fino agli echi spiritual-religiosi tipici di Leonard Cohen. Un gran pinzimonio dove riferimenti religiosi si mischiano e si frappongono in quest’impresa a vibranti denunce sociali, parentesi fiabesche e picaresche.
Un disco che tuttavia appare meno impervio di alcune sue opere precedenti, che si richiama a certi oscurantismi medioevali, ma usandoli come metafora della situazione socio-politica contemporanea, sia pure nella modalità poetica che gli è propria. Anche per questo le sue nuove canzoni – in forma di ballata come sottolinea il titolo, spesso farcite da echi del folk-rock d’Albione – compongono un affresco prezioso e segnano un’altra tappa importantissima nel suo percorso artistico.
Franz Coriasco