UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

WE ARE AUGUSTINES: “Rise Ye Sunken Ships” (Emi)

Ci sono debutti e debutti. Alcuni appaiono, fin dal primo ascolto destinati a durare lo spazio di una stagione, altri quasi l’epilogo di troppo travagliate gavette, altri ancora, il fulminante incipit di un’avventura destinata a sopravvivere all’usura del Tempo.E’ ancora presto per dire se questa giovane band di Brooklin saprà resistere alle pressioni e ai […]
6 Marzo 2012
Ci sono debutti e debutti. Alcuni appaiono, fin dal primo ascolto destinati a durare lo spazio di una stagione, altri quasi l’epilogo di troppo travagliate gavette, altri ancora, il fulminante incipit di un’avventura destinata a sopravvivere all’usura del Tempo.
E’ ancora presto per dire se questa giovane band di Brooklin saprà resistere alle pressioni e ai rischi impliciti di una carriera già fin troppo gravida di promesse, ma non c’è dubbio che questo esordio lasci il segno. Il loro indie-rock s’innesta nel solco della sempiterna ortodossia rock, fatta di schitarrate elettriche, di atmosfere ruvide e ruspanti, ma sempre segnate da una personalità fuori dall’ordinario. Oscurità, dolori, inquietudini ed ansie di redenzione che pervadono testi ricchi di annotazioni autobiografiche, aggiungendo suggestioni e spessore ai brani. Difficile dire se Billy McCarthy e i suoi due sodali riusciranno un giorno a raccogliere l’eredità di mammasantissima di quest’ambito come i REM o i Pearl Jam, ma certo l’impressione è che ne abbiano le potenzialità e il carisma.
(Franz Coriasco)