UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

WHITE LIES: “Ritual”(Fiction)

Una carriera fulminea quella del trio londinese. Nati nell’ottobre del 2007, dopo pochi mesi di gavetta avevano già un bel contratto in tasca e il plauso di buona parte della spocchiosa critica anglosassone. Al punto che il loro esordio del gennaio 2009 arrivò in un amen in testa alle classifiche britanniche. Ma si sa quanto […]
8 Febbraio 2011
Una carriera fulminea quella del trio londinese. Nati nell’ottobre del 2007, dopo pochi mesi di gavetta avevano già un bel contratto in tasca e il plauso di buona parte della spocchiosa critica anglosassone. Al punto che il loro esordio del gennaio 2009 arrivò in un amen in testa alle classifiche britanniche. Ma si sa quanto i mercati adorino battezzare sempre nuove “next best things”, magari per poi accantonarle nel breve volgere di qualche stagione…
Da qui si può facilmente intuire quanto delicato sia stato per Harry McVeigh e soci l’appuntamento col second-out. Ma fin dal primo ascolto di questo Ritual appare chiaro che la band riuscirà a passare da sorpresa a solida realtà nel nuovo pop-rock internazionale. La formula cavalca alla grande la nostalgia per gli anni Ottanta, in tutte le sue nuance: dal pop sintetico dei primi Depeche Mode, alla new-wave tenebrosa dei Joy Division, dall’eleganza new-romantic degli Spandau Ballett, all’energia elettro-rock dei Simple Minds primigeni. Niente di nuovo dunque, ma il mix funziona eccome.
(Franz Coriasco)