UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Yes, credibility

Paolo Scandaletti e Michele Sorice analizzano con competenza nel libro "Yes, credibility" la credibilità dei giornalisti e dell’intero sistema della comunicazione, verso cui i lettori italiani sono sempre più diffidenti.
17 Dicembre 2010
Da mesi si parla di crollo delle vendite dei quotidiani, di lettori che migrano sul web e non comprano i giornali e di editori, anche autorevoli come il New York Times, che hanno espresso di puntare il tutto per tutto sull’informazione digitale. Perché questa disaffezione nei confronti dei media e in particolare della carta stampata? In Italia due lettori su tre manifestano chiara diffidenza nei confronti delle informazioni che leggono. In un contesto in cui l’affidabilità fa mercato, viene messa in discussione ed esaminata la credibilità dei giornalisti e dell’intero sistema della comunicazione. Paolo Scandaletti, storico del giornalismo all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Michele Sorice, docente di comunicazione politica e sociologia della comunicazione alla facoltà di scienze politiche della Luiss, lo analizzano con competenza nel libro Yes, credibility. La precaria credibilità del sistema dei media (edito da Ucsi-UniSob-Cdg, 21 euro; 320 pp.) il rapporto tra il sistema dei media e il sistema Paese dal punto di vista della credibilità. In questo sono aiutati dalle riflessioni di esperti, ricercatori, giornalisti e docenti come Guido Gili (Università del Molise), Paolo Peverini (Luiss), Vieri Poggiali (giornalista economico ed ex vice direttore de Il Sole 24 Ore), Rosa Maria Serrao (Ucsi) che hanno dato un contributo di riflessione al volume. Il nodo da sciogliere secondo Scandaletti e Sorice è il seguente: esiste un rapporto equilibrato tra cittadini e mondo dell’informazione? Oppure si tratta di un rapporto viziato dalla mancanza di attendibilità dell’informazione? Rispondere a queste domande non è facile, ma gli autori e i contributors ci provano e raggiungono in pieno l’obiettivo di illustrare una problematica che da sempre nella storia ha caratterizzato la professione giornalistica. La credibilità, infatti, rimane la condizione imprescindibile per un sano rapporto con i lettori-utenti. “Non vi è dubbio – scrivono gli autori – che il giornalismo è chiamato a ritrovare la propria missione, quella cioè di dare voce a chi non ce l’ha, una professione di servizio, fatta di approfondimento, di dossier, di fedeltà alla verità delle notizie e non di copia e incolla al desk, che smetta di autoriferirsi e ritrovi l’essenza che più gli è propria: servire l’opinione pubblica”.  (vincenzo grienti)