Sacerdoti e Internet, un binomio che sempre più fa rima con l’impegno di comunicare il Vangelo nella Rete. Ma quanti sono i preti che vanno
on line? A questa domanda vuole rispondere
la ricerca Picture, acronimo di
Priests’ Ict use in their Religious Experience (cioè il modo con cui i sacerdoti usano le nuove tecnologie per l’attività pastarale), con l’obiettivo di studiare le pratiche d’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict), e di Internet in particolar modo da parte dei sacerdoti della Chiesa cattolica. «La ricerca, che ha il sostegno della Congregazione per il Clero, è realizzata dai laboratori
NewMinE-New Media in
Education Lab e
webatelier.net dell’Università della Svizzera italiana di Lugano in collaborazione con la Facoltà di Comunicazione sociale istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma – spiega Lorenzo Cantoni, docente alla facoltà di scienze della comunicazione all’Università della Svizzera italiana –. L’Indagine si colloca nell’ambito delle iniziative per l’Anno Sacerdotale e desidera disegnare una mappa del rapporto dei presbiteri con il continente digitale di cui ha parlato papa Benedetto XVI, nel messaggio 'Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia' per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali».
Ma perché realizzare una indagine riguardante il rapporto tra sacerdoti e Internet? «La domanda dovrebbe essere perché non l’abbiamo fatto prima. A parte gli scherzi, se Internet è diventato così onnipresente nella vita ordinaria, è logico pensare ad una ricerca di questo tipo – sottolinea Daniel Arasa, docente alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma –. L’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI è stata l’occasione per farlo. Così l’università può offrire il suo contributo, di carattere scientifico, al servizio che la Chiesa fa per tutti i fedeli e in particolare per i sacerdoti. Ci sembra molto interessante conoscere i rapporti dei sacerdoti con Internet, la loro visione delle nuove tecnologie, i loro usi e abitudini, in modo da poter offrire indicazioni che siano utili per ancora miglior uso di esse. Siamo ancora alle soglie dello sviluppo tecnologico nella Chiesa e tutte le ricerche in questo ambito sono benvenute. Con dati certi, la gerarchia della Chiesa può anche fornire migliore orientamenti ai suoi pastori e, soprattutto, sviluppare programmi di formazione più congrui alle necessità pastorali attuali. Non dobbiamo poi dimenticare che, a loro volta, i sacerdoti devono aiutare tante altre persone nell’educazione all’uso dei media». Quella educativa è una sfida importante anche sul fronte di Internet e il sacerdote, come tutti gli altri credenti, ha bisogno di capire e comprendere un luogo come il web in cui è possibile reperire informazioni ed entrare in contatto con la gente tramite le applicazioni e i
software a disposizione.
«È anche vero che, come succede nel resto della società, c’è una spaccatura o una distinzione chiara tra l’approccio e l’uso che fanno delle nuove tecnologie i sacerdoti più anziani e quelli più giovani – aggiunge ancora Arasa –. Mentre i primi in molti casi, nonostante alcune eccezioni, sono privi della destrezza e quindi limitano i loro uso ai bisogni più immediati, come per esempio nel caso del telefono cellulare, i secondi sono molto più attrezzati e si buttano, per così dire, senza paura nella mischia digitale:
e-mail, forum,
social network. Ma la diversità con il tempo si assottiglierà».