UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sale della comunità «nuclei strategici» per costruire cultura

Se una volta il cinema parrocchiale era considerato il premio per i ragazzi che frequentavano il catechismo ed erano andati a Messa la domenica, oggi le « sale della comunità » sono chiamate a svolgere un ruolo diverso. « Mentre prima erano successive alla celebrazione, ora invece si pongono come propedeutiche al tempio e punto di riferimento ed interesse anche per i lontani » , ha detto il segretario generale della Cei, il vescovo Mariano Crociata, intervenendo alla sessione inaugurale del VI Congresso dell’Associazione cattolica esercenti cinema ( Acec), promosso a Roma in occasione del 60° anniversario di fondazione.
20 Maggio 2009

Se una volta il cinema parrocchiale era considerato il premio per i ragazzi che frequentavano il catechismo ed erano andati a Messa la domenica, oggi le « sale della comunità » sono chiamate a svolgere un ruolo diverso. « Mentre prima erano successive alla celebrazione, ora invece si pongono come propedeutiche al tempio e punto di riferimento ed interesse anche per i lontani » , ha detto il segretario generale della Cei, il vescovo Mariano Crociata, intervenendo alla sessione inaugurale del VI Congresso dell’Associazione cattolica esercenti cinema ( Acec), promosso a Roma in occasione del 60° anniversario di fondazione. Secondo monsignor Crociata, « è giunto il momento di fare delle sale della comunità dei nuclei strategici per la realizzazione del Progetto culturale della Chiesa italiana orientato in senso cristiano ». E questo soprattutto in un’epoca « segnata dal pluralismo, dall’indifferenza e dalla complessità » dove, ha rilevato il segretario generale della Cei, « è in atto uno spiazzamento antropologico » . L’uomo, ha osservato, « fa ormai della provvisorietà la sua nuova condizione di vita » ed è sempre più « in balia della tecnica che, forte della sua pervasività, lo imprigiona in un mondo complesso e privo di senso » . È dunque urgente per la Chiesa « percorrere nuove strade e usare nuovi linguaggi che riescano a metabolizzare i semi della cultura odierna » .
« In una realtà multietnica, la sala della comunità deve diventare strumento di incontro e di dialogo basato sul rispetto e sull’amicizia » , ha confermato da parte sua l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, che nel suo saluto ha ricordato come, da bambino, aveva visto sorgere nelle parrocchie le sale del cinema in una Rimini ancora provata dalla guerra. « Non si tratta – ha chiarito monsignor Celli – di luoghi dove trascorrere del tempo, ma in cui è possibile condividere esperienze e confrontarsi » . Non solo: rappresentano « l’ultimo baluardo di un certo modo di fare cinema » , ha scritto il ministro per i Beni e le Attività culturali Sandro Bondi in un messaggio agli organizzatori del Convegno. Appare del tutto innegabile, come ha sottolineato monsignor Roberto Busti, presidente dell’Acec e vescovo di Mantova, il « valore culturale e sociale delle sale della comunità » che vantano una straordinaria diffusione sul territorio: se ne contano mille in tutta Italia con una media di 4 milioni di spettatori l’anno e un incasso medio di 20 milioni di euro. « Il 56% delle sale sono presenti in comuni con meno di 10.000 abitanti e oltre il 24% sono in attività da quasi 50 anni » , ha fatto notare monsignor Busti spiegando che passata la bufera della seconda guerra mondiale, « il ricco mercato cinematografico e la sensibilità delle comunità locali consentì la creazione di moltissime sale del cinema, non solo in città ma anche nelle piccole parrocchie » .
«Le sale della comunità contribuiscono allo sviluppo della democrazia e della società civile, erogano e costituiscono un bene pubblico che lo Stato deve sostenere » , ha aggiunto monsignor Dario Edoardo Viganò, preside dell’Istituto Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense, secondo il quale « anche in un contesto di crisi, si rivelerebbe un errore trascurare l’importanza che l’ambito culturale riveste per la storia e l’economia del Paese » . « Non si può non concordare – ha concluso Viganò – con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano quando esorta ad un ripensamento dei tagli al fondo unico per lo spettacolo » .