A che punto siamo nel percorso di rinnovamento che interessa queste strutture parrocchiali?
Negli anni scorsi la trasformazione da cinema parrocchiale a sala della comunità ha assicurato una preziosa opportunità: poter disporre di uno spazio di condivisione e di confronto culturale, dove in gioco è l’intera comunità. Qui trova collocazione la figura dell’animatore della cultura e della comunicazione, elemento di raccordo tra la gestione della struttura e il tessuto della comunità. Su questa figura insiste il Direttorio Comunicazione e missione e, quindi, il corso di formazione Anicec.
Sotto questo profilo, cosa può fare l’animatore per servire la propria comunità?
Anzitutto, «abitare» la comunità, ossia partecipare alla sua attività pastorale e culturale. Da qui nasce la possibilità di vivere le strutture come spazio di accoglienza che favorisca i legami, le connessioni, l’essere insieme; un capitale sociale sostanziato dalla disponibilità di adulti che non rinunciano a essere educatori e dove la proposta cristiana resta chiave di lettura delle diverse iniziative.
Cosa si può immaginare in parrocchia a proposito di cultura audiovisiva e multimediale?
Tanti Uffici diocesani per le comunicazioni sociali promuovono attività di educazione all’immagine, offrono spazi per la formazione di catechisti e docenti di religione all’uso dell’audiovisivo nell’attività didattica, prestano attenzione ai new media e ai social network, dei quali – come evidenzia la recente Nota Cei sull’oratorio – si riconosce la forza che hanno tanto nel prolungare quanto nell’indebolire le relazioni. Per sua natura, poi, la sala della comunità è uno spazio interdisciplinare: accanto al cinema trovano cittadinanza teatro, danza, musica, attività ricreative...
A livello nazionale qual è il compito di cui avverte maggiormente la responsabilità?
Accanto al supporto pastorale e culturale offerto dalla Commissione nazionale valutazione film, credo nell’importanza di migliorare la sinergia tra le varie realtà – Ente dello spettacolo, Acec, Teatri del sacro… – e di ripensare il sistema di associazione delle sale, muovendosi secondo quella comune direttrice che è data dal Progetto culturale, puntando, da una parte, a mettere a fuoco criteri per capire questo tempo e, dall’altra, a far sistema davanti ai problemi con cui le sale della comunità sono chiamate a misurarsi, non ultimo il passaggio al digitale.