UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sale della comunità, ricchezza inestimabile

Avvenire intervista il nuovo presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film, don Ivan Maffeis, recentemente chiamato anche a guidare la Fondazione Ente dello Spettacolo. Ecco la sua riflessione, a 360°, sul ruolo di cinema, teatro e cultura nelle parrocchie.
15 Ottobre 2013
«La precarietà che segna questo tempo spinge un po’ tutti a isolarsi, a chiudersi, a pensare di poter con­tare solo sulle proprie forze; si fi­nisce col privarsi di esperienze fondamentali. In questo contesto, l’impegno di tante parrocchie nel qualificare sale della comunità, centri culturali, teatri e cinema co­stituisce un capitale sociale di i­nestimabile ricchezza». Don Ivan Maffeis, vice direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, è il nuovo presidente del­la Commissione nazionale valu­tazione film della Cei.

A che punto siamo nel percorso di rinnovamento che interessa queste strutture parrocchiali?
Negli anni scorsi la trasformazio­ne da cinema parrocchiale a sala della comunità ha assicurato una preziosa opportunità: poter di­sporre di uno spazio di condivi­sione e di confronto culturale, do­ve in gioco è l’intera comunità. Qui trova collocazione la figura dell’animatore della cultura e del­la comunicazione, elemento di raccordo tra la gestione della struttura e il tessuto della comu­nità. Su questa figura insiste il Di­rettorio Comunicazione e missio­ne e, quindi, il corso di formazio­ne Anicec.

Sotto questo profilo, cosa può fa­re l’animatore per servire la pro­pria comunità?
Anzitutto, «abitare» la comunità, ossia partecipare alla sua attività pastorale e culturale. Da qui nasce la possibilità di vivere le strutture come spazio di accoglienza che favorisca i legami, le connessioni, l’essere insieme; un capitale so­ciale sostanziato dalla disponibi­lità di adulti che non rinunciano a essere educatori e dove la pro­posta cristiana resta chiave di let­tura delle diverse iniziative.

Cosa si può immaginare in par­rocchia a proposito di cultura au­diovisiva e multimediale?
Tanti Uffici diocesani per le co­municazioni sociali promuovono attività di educazione all’imma­gine, offrono spazi per la forma­zione di catechisti e docenti di re­ligione all’uso dell’audiovisivo nell’attività didattica, prestano at­tenzione ai new media e ai social network, dei quali – come evi­denzia la recente Nota Cei sull’o­ratorio – si riconosce la forza che hanno tanto nel prolungare quan­to nell’indebolire le relazioni. Per sua natura, poi, la sala della co­munità è uno spazio interdisci­plinare: accanto al cinema trova­no cittadinanza teatro, danza, musica, attività ricreative...

A livello nazionale qual è il com­pito di cui avverte maggiormen­te la responsabilità?
Accanto al supporto pastorale e culturale offerto dalla Commis­sione nazionale valutazione film, credo nell’importanza di miglio­rare la sinergia tra le varie realtà – Ente dello spettacolo, Acec, Teatri del sacro… – e di ripensare il si­stema di associazione delle sale, muovendosi secondo quella co­mune direttrice che è data dal Pro­getto culturale, puntando, da una parte, a mettere a fuoco criteri per capire questo tempo e, dall’altra, a far sistema davanti ai problemi con cui le sale della comunità so­no chiamate a misurarsi, non ul­timo il passaggio al digitale.