Sono tanti, ma se ne parla poco. Sono i circa mille ex cinema parrocchiali. Ora si chiamano «Sale della comunità», si reggono in sostanza sul volontariato e potrebbero, almeno in parte, fare i conti con l’imposizione dell’Ici sugli immobili comunitari in cui si svolgono attività commerciali.
«Il rischio può esserci – spiega Francesco Giraldo, segretario generale dell’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) – anche se in parecchi casi le sale già la pagano».
Sono infatti attività non profit, «che chiudono sostanzialmente in pareggio; margini per sostenere ulteriori costi nella maggioranza dei casi non ce ne sono», continua Giraldo. «Basti pensare che sono gestite gratuitamente da volontari e, senza il loro apporto, non riuscirebbero a dare i servizi che forniscono ». Le Sale della comunità «sono una realtà molto variegata. Alcune somigliano molto a sale tradizionali e nella metà dei casi si trovano in comuni con meno di 10mila abitanti, paesi e paesini dove sono l’unico cinema disponibile». La loro attività – prosegue il segretario dell’Acec – «va di solito da ottobre a maggio, secondo l’anno sociale della parrocchia le cui attività si spostano poi all’esterno».
Le Sale della comunità hanno ereditato il passato glorioso dei cinema parrocchiali, eredi a loro volta delle «Sale ricreative cattoliche» nate ad inizio ’900, modernizzandosi e, spesso, costituendo l’avanguardia di nuove tendenze: «Parecchie sono digitalizzate e proprio all’interno del nostro circuito, già nel 2006, venne sperimentata per la prima volta in Italia la trasmissione in diretta di un evento di spettacolo in sale cinematografiche».
I cinema parrocchiali nacquero come «cinema-teatri nel primo dopoguerra ed ebbero la massima diffusione negli anni ’50, quando su 12mila sale cinematografiche in Italia le parrocchiali erano circa la metà». Oggi le Sale della comunità ospitano tutte le attività parrocchiali che richiedono uno spazio adeguato, ma il cinema resta il nucleo centrale della loro offerta e «i criteri di programmazione sono quelli che rispondono alle esigenze delle famiglie, nostro target principale con ragazzi ed anziani».