Da una parte vi sono ragioni economiche: soltanto ottomila delle dodicimila copie dell’edizione 2010 sono state vendute, ma già da diversi anni il settore era in crisi. Secondo il New York Times, la vendita delle copie su carta era in calo progressivo dalla fine degli anni 90 del secolo scorso e oggi porta solo l’1% degli introiti, mentre gli abbonamenti al portale web (si parla di 100 milioni in tutto il mondo) rappresentano già il 15%. Il resto dei proventi deriva da progetti educativi, servizi di consulenza e pubblicità. Anche se alla fine degli anni 90 la Britannica aveva affiancato all’edizione cartacea un sito internet, che è andato acquistando sempre più importanza, la decisione di oggi è comunque storica. Accanto alle ragioni economiche ve ne sono altre, legate alla concorrenza, soprattutto di Wikipedia, l’enciclopedia online che è continuamente aggiornata senza fatica, mentre l’aggiornamento di un mastodonte cartaceo come la Britannica poteva essere fatto soltanto da un’edizione alla successiva: è il destino delle enciclopedie, dei dizionari, degli atlanti, che appena stampati sono già vecchi: viene in mente Sisifo... E poi c’è la praticità: la consultazione di un’opera online è rapidissima e porta il risultato direttamente sullo schermo, mentre la consultazione di un’enciclopedia cartacea è laboriosa e anche faticosa (i volumoni pesano...). I tradizionalisti hanno sempre sostenuto che le informazioni fornite da Wikipedia non sono molto attendibili, mentre l’autorevolezza della Britannica è fuori discussione. Nel 2005, tuttavia, Nature pubblicò uno studio secondo il quale se Wikipedia conteneva in media quattro errori per articolo, la Britannica ne conteneva tre.
Naturalmente lo studio fece divampare la polemica. Ma dal 2005 i contenuti di Wikipedia sono più o meno raddoppiati e qualcuno, per esempio il revisore volontario Sven Manguard, ha cominciato a denunciare un certo scadimento della qualità degli articoli: molti mancano di bibliografia, non dichiarano le fonti, peccano di parzialità... È storia vecchia: la quantità va spesso a scapito della qualità. Ma se la qualità, grazie ai minori costi dell’editoria elettronica, diventa a buon mercato, tutto si rimette in discussione. In ogni caso, una nuova era si sta aprendo.