UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Se la missione è “social”…

Un pizzico di creatività e un gruppo di giovani, tra quelli già attivi nella realtà ecclesiale, con la passione per la co­municazione e una sufficiente dimestichez­za con la tecnologia, ma soprattutto anima­ti dal desiderio di servire l’evangelizzazione e la vita di comunione della comunità cri­stiana. È bastato questo la settimana scorsa nella diocesi laziale di Sora-Aquino-Pontecorvo per realizzare con ottimi risulta­ti un vero e proprio progetto di pastorale di­gitale, come l’hanno chiamata gli animatori del gruppo diocesano che l’ha ideato, con il quale – soprattutto attraverso i social network, oltre che attraverso la via istituzio­nale del sito diocesisora.it – è stata raccon­tata in maniera coinvolgente la missione po­polare indetta dal vescovo Gerardo Anto­nazzo.
30 Settembre 2014

Un pizzico di creatività e un gruppo di giovani, tra quelli già attivi nella realtà ecclesiale, con la passione per la co­municazione e una sufficiente dimestichez­za con la tecnologia, ma soprattutto anima­ti dal desiderio di servire l’evangelizzazione e la vita di comunione della comunità cri­stiana. È bastato questo la settimana scorsa nella diocesi laziale di Sora-Aquino-Pontecorvo per realizzare con ottimi risulta­ti un vero e proprio progetto di pastorale di­gitale, come l’hanno chiamata gli animatori del gruppo diocesano che l’ha ideato, con il quale – soprattutto attraverso i social network, oltre che attraverso la via istituzio­nale del sito diocesisora.it – è stata raccon­tata in maniera coinvolgente la missione po­polare indetta dal vescovo Gerardo Anto­nazzo. Un evento che ha coinvolto tutto il territorio della diocesi con l’impegno sul campo di centinaia di operatori pastorali, supportati dai seminaristi del Seminario re­gionale Leoniano di Anagni.
Il lavoro di diffusione su Internet delle ini­ziative della missione ha occupato per inte­re giornate una redazione di una dozzina di volontari e ha avuto il grande merito non so­lo di mettere in rete esperienze, attività, mo­menti di vita comunitaria ma anche di coin­volgere le persone e le realtà che si adopera­no ogni giorno nella pastorale delle parroc­chie, facendo circolare sui frequentatissimi canali digitali il volto di una 'Chiesa in usci­ta' impegnata nel diffondere il Vangelo a tut­ti. È bastato lanciare sul sito e sui social l’in­vito a raccontare le proprie esperienze al­l’indirizzo redazione@diocesisora.it per a­vere una risposta entusiasta dalla base. Il gruppo diocesano dei comunicatori è stato investito da centinaia di foto, articoli e testi­monianze, anche filmate, da rilanciare so­prattutto sulla pagina Facebook della dioce­si ma anche su Twitter, Google+ e sul canale YouTube, mentre il sito diocesano è stato ag­giornato costantemente con materiali di ap­profondimento. Così tutti hanno fruito del­le esperienze messe in campo nelle varie zo­ne attraverso centri di ascolto della Parola di Dio, attività di oratorio per i ragazzi, incon­tri di preghiera, evangelizzazione di strada con i giovani. «È stato un bellissimo lavoro di squadra, iniziato già prima della settimana di missione e che ora vogliamo trasferire nel­la pastorale ordinaria», spiega don Alessan­dro Rea, responsabile dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, che sottolinea «la mobilitazione di tanti ragazzi e anche di molti sacerdoti che con i loro racconti e quanto registrato con tablet, cellulari o foto­camera hanno dato spessore comunicativo alla missione diocesana».
Del team redazionale della 'missione digi­tale' hanno fatto parte giovani con la pas­sione per la comunicazione e le giuste com­petenze tecniche, come Riccardo Petricca, ingegnere esperto di informatica impegna­to nell’Azione Cattolica diocesana. Il gruppo ha assolto in pieno al compito indicato dal vescovo Antonazzo: «Come Chiesa attraver­so i mezzi digitali più che mettere in rete noi mettiamo in comunione, perché quelle infor­mazioni sono storie di comunità, storie di fa­miglia, storie di anime che si incontrano, e­dificando anche in questo modo la comu­nità cristiana».