UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Seminario di studio organizzato in Kenya dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali

Sono iniziati lunedì 27 aprile, a Nairobi, in Kenya, i lavori del primo seminario su "Le tendenze contemporanee degli sviluppi della tecnologia e della cultura delle comunicazioni per responsabili di comunità", organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali in collaborazione con l'Association of member episcopal conferences in east Africa (Amecea), e riservato a cento giovani africani.
11 Maggio 2009

Sono iniziati lunedì 27 aprile, a Nairobi, in Kenya, i lavori del primo seminario su "Le tendenze contemporanee degli sviluppi della tecnologia e della cultura delle comunicazioni per responsabili di comunità", organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali in collaborazione con l'Association of member episcopal conferences in east Africa (Amecea), e riservato a cento giovani africani.

"Si tratta della prima di una serie di iniziative riservate quest'anno all'Africa ci ha spiegato l'arcivescovo presidente monsignor Claudio Maria Celli attraverso le quali intendiamo innanzitutto concentrare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale sull'Africa, un continente che ha ancora immenso bisogno di aiuto. Abbiamo deciso di puntare sulla formazione di personale autoctono perché siamo fortemente convinti che lo sviluppo dell'Africa deve iniziare dall'africano. Dunque è all'africano che bisogna dedicare attenzione e  ogni sforzo formativo".

Si tratta di un'iniziativa significativa poiché coincide con diversi eventi particolarmente importanti per l'Africa in quest'anno: dalla visita di Benedetto xvi, lo scorso mese di marzo, alla prossima celebrazione dell'assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi. "È verissimo ci ha detto monsignor Celli ma si tratta di una pura coincidenza. Avevamo già da tempo in preparazione questa iniziativa e naturalmente ci fa molto piacere trovarci coinvolti in questo fermento di iniziative a favore dell'Africa".

Il progetto del Pontificio Consiglio è nato da un incontro dell'arcivescovo presidente con alcuni vescovi dell'Amecea durante il quale si è parlato dell'importanza dei media nell'evangelizzazione ma non solo. "I vescovi africani ci ha detto  monsignor Celli hanno chiesto al Pontificio Consiglio di formare giovani africani all'uso dei media per evangelizzare sì ma anche per garantire che le nuove tecnologie delle comunicazioni vengano effettivamente utilizzate per promuovere la giustizia, la pace e la riconciliazione fra i popoli che convivono  con la realtà o l'eredità della guerra e della lotta civile. Non a caso è lo stesso argomento del prossimo Sinodo dei vescovi".

Obiettivo di questo primo seminario è quello di consentire  ai partecipanti di individuare forze e debolezze delle forme tradizionali di comunicazione nelle loro culture. Saranno invitati a riflettere sulle tecnologie di comunicazione già   esistenti ed emergenti (radio, televisione, telefonia mobile,  satelliti e internet) e sul loro impatto sui modelli di comunicazione. "Intendiamo soprattutto evidenziare ha aggiunto monsignore l'importanza di Internet nello sviluppo  di reti  di comunicazione, informazione e apprendimento che possono contribuire in maniera significativa  alla socializzazione  e alla solidarietà umane", in modo tale  che possano servire a promuovere la giustizia, la pace e la riconciliazione.

Una missione possibile soprattutto attraverso l'uso della radio. "Al seminario ha detto l'arcivescovo in proposito porterò anche l'esperienza di quanto possa aiutare il corretto uso di quel mezzo straordinario che è e rimane la radio". Monsignor Celli, tra l'altro, ne ha fatto esperienza diretta partecipando al quarantesimo anniversario di Radio Veritas Asia, celebrato a Manila. "Un esempio straordinario ha detto delle enormi potenzialità che può esprimere anche una piccola radio, completamente gestita, e questo è importante, da personale autoctono,  asiatici nel caso di Radio Veritas".

Si cercherà di fare altrettanto per l'Africa. "Cominciamo per ora con l'Africa anglofona, ma già stiamo pensando a qualcosa di simile per l'Africa francofona" ha assicurato monsignore. Il problema non è la voglia di fare, quanto piuttosto la possibilità di fare. I costi per esempio sono per noi elevati, difficili da sopportare. "Per questo primo corso ha detto Celli   abbiamo trovato immediata disponibilità in un'organizzazione toscana e una grande collaborazione da parte della Chiesa fiorentina.

L'arcivescovo, monsignor Betori, e l'ausiliare, monsignor Maniago, hanno assicurato l'impegno della diocesi nel sostenere la fondazione e il mantenimento proprio di una radio. Da parte nostra siamo pronti ad assicurarne la formazione".

Anzi questo primo seminario deve considerarsi propedeutico in questo senso. Si cercherà di far capire soprattutto la potenziale convergenza fra radio e Internet e le estese possibilità di cooperazione  e di condivisione della programmazione  fra  stazioni radio locali e  operatori radiofonici in differenti parti del mondo animate dallo stesso spirito di servizio. "Per questo motivo ci ha detto ancora il presidente abbiamo proposto che i seminari vengano condotti da  accademici e professionisti locali adeguatamente qualificati, con il sostegno  di specialisti internazionali, che hanno manifestato al Pontificio Consiglio la volontà di dedicare tempo e conoscenza a questo come forma di solidarietà. L'obiettivo del programma è la formazione di capacità. Noi ci  auguriamo di trasmettere capacità e idee che permetteranno ai partecipanti  di  svolgere un ruolo guida  nello sviluppo e nella realizzazione di strategie locali proprio per promuovere la giustizia, la pace  e la riconciliazione  attraverso le comunicazioni".

Il primo seminario  si sviluppa su quattro giornate tematiche: prospettive tecnologiche e sociologiche la prima; comprensione delle radici del conflitto: il ruolo dei media locali nelle situazioni di conflitto per il secondo giorno; strategie di comunicazione nell'edificazione della pace e nella soluzione del conflitto, per il terzo giorno; per concludere con il ruolo privilegiato della radio come voce di pace.

(L'OSSERVATORE ROMANO - Mario Ponzi)