UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Silenzio e Parola
per annunciare la Buona Notizia

"Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione" è il tema che Benedetto X­VI ha scelto per la 46ª Giornata mon­diale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il pros­simo 20 maggio, nella domenica che precede la Pentecoste.
30 Settembre 2011
Un tema che suona come una provocazione. Con due con­cetti agli antipodi che si fon­dono nella missione dell’annuncio del Vangelo. E che spingono, quasi naturalmente, a pensare. E suona davvero in puro stile ratzingeriano il tema Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione, che Benedetto X­VI ha scelto per la 46ª Giornata mon­diale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà il pros­simo 20 maggio, nella domenica che precede la Pentecoste. Ad annun­ciarlo è stato ieri il Pon­tificio Consiglio per le comunicazioni sociali, con qualche mese d’an­ticipo, secondo tradizio­ne, sulla diffusione del Messaggio, il cui testo è di solito pubblicato il 24 gennaio, festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Tema provocante, si diceva, in quan­to «la straordinaria abbondanza di stimoli della società della comuni­cazione – ha sottolineato ieri una nota del dicastero vaticano per le co­municazioni sociali, accompa­gnando e spiegando il senso del te­ma annunciato – porta in primo pia­no » il silenzio, «un valore che, a pri­ma vista, sembrerebbe addirittura in antitesi ad essa». Ma nel pensie­ro di Benedetto XVI, spiega la nota, «il silenzio non è presentato sem­plicemente come una forma di con­trapposizione a una società caratte­rizzata dal flusso costante e inarre­stabile della comunicazione, bensì come un necessario elemento di in­tegrazione. Il silenzio, infatti, pro­prio perché favorisce la dimensio­ne del discernimento e dell’ap­profondimento, può esser visto co­me un primo grado di accoglienza della Parola».
In questo senso, non c’è «nessun dualismo, quindi, ma la comple­mentarità di due funzioni che, nel loro giusto equilibrio, arricchiscono il valore della comunicazione e la rendono un elemento irrinunciabi­le al servizio della nuova evangeliz­zazione ». «Emerge, poi, con una cer­ta evidenza – conclude il comunica­to – il desiderio del Santo Padre di sintonizzare il tema della prossima Giornata mondiale, con la celebra­zione del Sinodo dei vescovi che a­vrà come tema, appunto, La nuova evangelizzazione per la trasmissio­ne della fede cristiana ». Dell’attenzione con cui la Chiesa se­gue le questioni che riguardano le comunicazioni sociali – non per ca­so la Giornata ad esse dedicata è l’u­nica ad essere stata decisa dal Con­cilio Vaticano II, con il decreto Inter Mirifica del 1963 – ha parlato ieri an­che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, celebrando la Mes­sa per i dipendenti della Radio Vati­cana, nel giorno della festa del loro patrono, san Gabriele. Una ricor­renza che quest’anno, nell’80° di fon­dazione dell’emittente, è stata par­ticolarmente solenne, a partire pro­prio dal ricordo della decisione di Pio XI che volle la Radio «quale vali­do strumento pastorale», per poter «far giungere la sua voce fino agli e­stremi confini della terra». Una de­cisione che, otto decenni dopo, si può definire di «lungimirante sag­gezza », avendo essa «aperto una nuova via all’annuncio». E «pur nel­la consapevolezza che sempre l’o­pera di evangelizzazione non possa svilupparsi al di fuori di una comu­nità ecclesiale, sappiamo però che il mezzo radiofonico, così come gli altri moderni mezzi di comunica­zione, può svolgere un’importante funzione di sostegno alla sua mis­sione ». Per questo servizio è necessaria «un’adeguata preparazione», così come «occorre anche sapersi porre in dialogo con il mondo, imparare a parlare i suoi linguaggi». Nello stes­so tempo, ha aggiunto Bertone, «la fedeltà al messaggio evangelico esi­ge che in questo dialogo la media­zione non si trasformi in una 'mon­danizzazione', nel senso di un an­nacquamento, del contenuto più profondo e vero di quel messaggio», tanto più che «sovente nell’areopa­go mediatico accade che predomi­ni una cultura relativista, scettica ri­spetto alla possibilità di individuare una verità assoluta, attenta piuttosto a dare spazio a tutte le opinioni, con­siderate alla stregua di molte verità 'compossibili' e ugualmente legit­time ». Ma «noi sappiamo che il cuo­re dell’uomo tende», ha concluso Bertone, verso quella «verità defini­tiva » che «è Cristo», e la missione del­la Chiesa è proprio «creare le condi­zioni perché si realizzi questo in­contro ». A ciò devono collaborare «con coraggio» gli organi di infor­mazione, presentando «le ragioni della fede, che, in quanto tali, van­no al di là di qualsiasi visione ideo­logica e devono avere pieno diritto di cittadinanza nel dibattito pubbli­co ». «Da questa esigenza nasce il vo­stro impegno a dare voce a un pun­to di vista che rispecchi il pensiero cattolico in tutte le questioni, non ultime quelle etiche e sociali».