Il silenzio e la parola non sono affatto incompatibili. Lo ha detto monsignor Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei, intervenendo a Bologna alla
festa regionale in onore di san Francesco di Sales. Nel corso dell’incontro, promosso dall’Ufficio regionale monsignor Pompili si è soffermato sul titolo del messaggio per la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali che sarà diffuso il 24 gennaio, giorno della memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
«Credo che il Papa ci inviti a superare il bipolarismo congenito che ha un po’ militarizzato il nostro sguardo sulla realtà» ha esordito Pompili. «Silenzio e parola, in una prospettiva autenticamente cattolica, devono invece viaggiare insieme. Il primo sta alla seconda, come il territorio sta alle nuove tecnologie. Il territorio costruisce rapporti solidi perché giocati sulle relazioni interpersonali. I nuovi linguaggi, invece, sono segnati dalla velocità e sono espressione di una dimensione oggi sempre più necessaria: quella della rete».
C’è dunque una sfida aperta. «Riuscirà a vincerla chi metterà insieme la lentezza e la velocità. La lentezza evoca il pensiero, ma ancora più l’ascolto della realtà. Questa lentezza, che evoca a prima vista passività, è il nervo scoperto della nostra cultura e del nostro atteggiamento». Questo non significa, ha aggiunto, «che la velocità debba essere percepita come un male endemico. La velocità non dice semplicemente della frenesia, ma della possibilità di uno sguardo sinottico ».
Nel suo intervento il vescovo ausiliare emerito di Bologna Ernesto Vecchi, delegato della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna per le comunicazioni sociali, ha fatto il punto sui primi passi dell’Ufficio regionale, promotore di un innovativo lavoro unitario tra tutti i comunicatori della regione.
Don Egidio Brigliadori, direttore dell’Ufficio comunicazioni di Rimini, ha ricordato il ciclone che ha investito il suo paese, Coriano, in occasione dei funerali di Marco Simoncelli e le «bufale» che hanno accompagnato l’evento: come il rombo delle moto, che in realtà non c’è mai stato, che avrebbe fatto sgorgare le lacrime di tutti.
«Nelle esequie di Simoncelli – ha commentato monsignor Pompili – si è superato molto bene il test dell’equilibrio tra esigenze liturgiche e circo mediatico. Non sempre succede così: sovente accade che si censuri la morte nella prospettiva delle resurrezione per dare spazio alla vita del caro estinto. Su questo punto, a pena di mettere a rischio l’efficacia della sua testimonianza, la Chiesa non può cedere».