«Social media e spiritualità: ibrido sterile o risorsa per l'anima?»: questo il tema scelto per l'incontro periodico di aggiornamento dei sacerdoti diocesani di Belluno-Feltre affidato a don Paolo Padrini, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Tortona. Al Centro «Papa Luciani» di Santa Giustina (Belluno), lo scorso 19 marzo, don Paolo Padrini, che è il fondatore di Ibreviary, ha subito messo in discussione il tema affidatogli: «i social network non sono nè ibridi, nè risorse, ma ambienti di relazione, in cui può avvenire l'incontro con Cristo»; ha scelto di partire non dalla tecnica, ma dalla Bibbia, per descrivere l'esperienza dei social. Il contatto tra la pastorale e i social network infatti può essere paragonato al contatto di Gesù con la donna che soffriva di perdite di sangue: Gesù compie il miracolo senza strumenti, ma con il semplice tocco del lembo del mantello; un contatto che nasce dalla fede e che avviene in un ambiente pieno di gente e rumoroso, con la folla che stringe da ogni parte, perfetto simbolo della piazza virutale. Per don Padrini, è la sollecitudine pastorale a decidere o meno della presenza di un prete su qualsiasi social: «il prete che decide di stare sui social sa che la sua presenza è pastorale, cioè a nome di tutta la Chiesa». Parecchie le domande dei sacerdoti presenti, soprattutto sul tema prossimità/profondità: la prossimità della relazione con una persona (con la vicinanza fisica) è sinonimo della profondità della relazione; sui social l'assenza della prossimità fisica porta anche all'assenza della profondità, con il risultato che molte relazioni su internet sono superficiali o effimere. A questa obiezione, don Padrini ha risposto sottolineando come anche la presenza fisica sia un'interfaccia, come lo è quella dell'ambiente virtuale nato dai social.