Su Avvenire le storie di 5 preti scrittori

Come arrivare ai lontani? Come scuotere chi partecipa a tutti i momenti comunitari ma pare passivo, senza gioia né vibrazione? Come avvicinare i giovani allo sguardo irresistibile di Cristo? Come rivolgersi agli indifferenti, a chi non ha speranza, a quelli che cercano senza trovare, a chi è convinto di aver già trovato e non cerca più, ai dubbiosi senza certezze, ai sicuri di sé mai sfiorati da una domanda? Sono innumerevoli le domande che si sollevano ogni giorno nel cuore di un sacerdote 'in cura d’anime', qualunque sia il campo nel quale il Signore l’ha inviato a seminare. Interrogativi tanto più complessi e stringenti quanto più il nostro tempo contraddittorio e sfuggente mostra le crepe di una condizione umana esposta a infinite pressioni, false piste, risposte di cartapesta, mentre la nostra umanità non cessa di spingerci a cercare la sola parola che lo disseta, quella che «zampilla» per darci la vita vera. Tutti i sacerdoti si sentono ingaggiati da questa crescente sfida, pastorale e umana. Ognuno cerca la propria strada, quella giusta per il popolo che gli è affidato. Alcuni di loro l’hanno trovata in un metodo originale, una proposta creativa e inedita, in parole, gesti e citazioni che stanno mostrando di saper raggiungere l’anima inquieta di tante persone. Le cinque storie che Avvenire propone nel Portaparola di martedì 23 aprile 2019, raccontano l’esperienza di altrettanti preti che si sono scoperti scrittori senza essersi mai proposti di diventarlo, perché hanno pensato che affidare a una pagina scritta quel che vanno scoprendo nella loro esperienza pastorale potesse meglio aiutare chi incontrano, e tanti altri che non riescono ancora a raggiungere. Sono dunque storie di sacerdoti e di libri (tutti recentissimi, alcuni già veri successi editoriali), ma soprattutto di un apostolato in mare aperto.

I sacerdoti di cui potete leggere le testimonianze nella pagina del giornale, disponibile in allegato, sono: don Paolo Alliata, don Giovanni Berti, padre Maurizio Botta, don Federico Tartaglia e don Giovanni Zaccaria.