UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Su Web e social network in modo consapevole

"Comunicare i media per annunciare Cristo Signore. Trasfigurare il sociale", la due giorni di lavori del quinto convegno ecclesiale della diocesi di Sessa Aurunca.
15 Ottobre 2018

Comunicare la fede nel territorio: è l'obiettivo del quinto convegno ecclesiale della diocesi di Sessa Aurunca che, con il vescovo Orazio Francesco Piazza, si è interrogata su tempi e modalità. Durante la due giorni "Comunicare i media per annunciare Cristo Signore. Trasfigurare il sociale", la comunità ha riflettuto sul come abitare web e social network in modo consapevole. «L'impegno - scrive Piazza nella lettera conclusiva - non consiste solo nell' ammodernare gli strumenti e il linguaggio, ma abitare là dove Gesù si è collocato: nella vita dell' uomo ». Sessa Aurunca, allora, come dice il vescovo Piazza ha scelto di "metterci la faccia" e di «considerare i media con simpatia critica, comprendendone sia rischi, che risorse, nella consapevolezza che siamo uomini segnati dalla novità di Cristo, aperti al futuro».
Perciò la diocesi aderisce al progetto sperimentale Cei per la formazione di animatori della cultura e della comunicazione che coinvolge anche Civitavecchia e Rimini. Ad aprire il convegno diocesano Pier Cesare Rivoltella, ordinario di tecnologia dell' istruzione alla Cattolica di Milano; a tracciare le conclusioni programmatiche i referenti Cei che hanno dato il via a laboratori tematici. «Come comunità intuiamo - spiega don Valentino Simoniello, direttore dell' ufficio diocesano delle comunicazioni sociali - le potenzialità della cultura digitale per la progettazione pastorale, l' impegno educativo e la stessa riflessione teologica. Il mezzo di comunicazione non è uno strumento, ma un luogo da abitare soprattutto per la presenza evangelica». Ecco allora i sentieri individuati per il prossimo anno pastorale: formazione per operatori; valorizzazione di cinema, teatro e sale di comunità come veicoli di cultura; "cooperazione convergente" ossia coordinamento tra uffici, parrocchie e Cei per poi «individuare un tutor di comunità, figura che - spiega Piazza - con competenza e sensibilità ecclesiale, come testimone, sappia veicolare la gioia del Vangelo».

(Rosanna Borzillo)

da Avvenire del 14 ottobre 2018, pag. 15