Nel planisfero che racconta la tv ad alta tecnologia, l’Italia è in blu come la Gran Bretagna o Singapore. Un colore che la colloca ai vertici mondiali del digitale terrestre e le regala un posto d’onore all’Ibc 2011, il Salone internazionale della televisione che per una settimana ha fatto arrivare ad Amsterdam 50mila operatori dei media da tutti i continenti. «Siete un Paese all’avanguardia», sorride lo svizzero Feyo Kolff, responsabile della comunicazione del progetto «Dvb», il consorzio mondiale che si propone di diffondere la nuova tv e che fa andare a braccetto aziende, network nazionali, università ed enti pubblici di ricerca.
In parte è vero quello che sostiene Kolff, in parte no. L’Italia sta passando dalla tv analogica a quella in bit e la migrazione si concluderà il prossimo anno. Però la tecnologia che ha scelto di adottare è già superata. Il digitale terrestre che sta entrando nelle case è quello di prima generazione: moltiplica i canali, è pronto per la tv interattiva, ma ha limiti non trascurabili. Ecco perché il Regno Unito, la Scandinavia e addirittura il Sud Africa – solo per citare alcuni casi – hanno scommesso sul digitale di seconda generazione che già adesso raggiunge oltre due terzi delle famiglie.
All’Ibc lo chiamano «T2» ed è sinonimo di tv in alta qualità a portata di telecomando. Lo sanno bene anche i marchi high-tech sbarcati ad Amsterdam che hanno già inserito nei loro cataloghi soltanto prodotti con la nuova sigla. Come a dire: questo è il presente, non il futuro.
Del resto i vantaggi si toccano con mano. Innanzitutto in un canale tv, dove con il «digitale 1» entrano fino a sei programmi, possono passarne anche dieci. Questo significa che il «T2», capace di far transitare un maggiore carico di dati nello stesso segmento dell’etere, permetterà di portare nei salotti la televisione in 3D e alta definizione che è molto più 'pesante'. Non è un caso che l’Ibc abbia assegnato il premio «tecnologia e contenuti» all’operatore finlandese Dna che, usando la nuova tv e avvalendosi dei ripetitori per i cellulari, trasmette programmi in Hd.
Ma la seconda generazione del digitale terrestre va oltre. «Infatti non trasporterà soltanto immagini, ma consentirà anche di collegare smartphone o tablet», annuncia Justin Mitchell, ingegnere capo della Bbc, di fronte a un prototipo uscito dai laboratori di Londra che aumenta ancora la potenza del «T2» proprio a favore dei device mobili. Una novità che la tv di Stato inglese ha voluto presentare in Olanda e che sembra quasi uno scherzo del destino se si pensa che tutto ciò accade mentre in Italia nove frequenze vengono tolte alle televisioni (soltanto locali) per essere consegnate alla telefonia G4.
Sulla nuova tv è al lavoro il Centro ricerche e innovazione tecnologica Rai di Torino che sta sperimentando il «T2» in Valle d’Aosta. Nella regione autonoma vanno già in onda tre programmi in Hd e uno in 3D (che può essere visto anche con schermi tradizionali bidimensionali, come testimonia un filmato sulla beatificazione di Giovanni Paolo II). E al segnale tv si uniscono i contenuti per i dispositivi mobili. «Per la prima volta facciamo convivere insieme, in un unico canale, tipologie diverse di servizi», spiega il direttore del Centro ricerche Rai, Alberto Morello.
«L’importante è che il vostro Paese sia uno dei 23 Stati che guardano al nuovo digitale terrestre», aggiunge Kolff. E tiene a precisare che fanno parte del consorzio «Dvb» Rai, Rti-Mediaset, Sky Italia, Telecom Italia e l’università di Bologna. Peccato, però, che almeno nelle dieci regioni della Penisola dove lo switch-off è previsto nei prossimi mesi non si sia deciso di utilizzare il «T2». Anche perché, quando il digitale di seconda generazione approderà da noi, sarà una nuova rivoluzione: le emittenti dovranno rimettere mano ai trasmettitori appena rinnovati; e soprattutto le famiglie vedranno scomparire il video dagli attuali televisori digitali, compresi quelli Lcd o al plasma comprati in questi mesi e pagati migliaia di euro.
La ragione è semplice: per immergersi nel «T2» serve un ricevitore che non è compatibile con quelli in commercio oggi. Quindi scatterà l’ennesima corsa al decoder. Lo dimostra anche il fatto che la Rai ha fatto arrivare dall’Inghilterra gli schermi per i suoi test. C’è, però, un’eccezione: Europa 7 ha deciso di investire sulla seconda generazione digitale e chi ha un ricevitore dell’emittente non avrà problemi a vedere le trasmissioni in «T2».