UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

T2, la nuova tv digitale

Ci porterà 3D e alta definizione. Ma dovremo cambiare decoder. La Rai la sta già sperimentando in Valle d’Aosta, ma nelle regioni dove lo switch-off è previsto nei prossimi mesi hanno adottato la vecchia tecnologia.
19 Settembre 2011
Nel planisfero che racconta la tv ad alta tecnologia, l’I­talia è in blu come la Gran Bretagna o Singapore. Un colore che la colloca ai vertici mondiali del digitale terrestre e le regala un po­sto d’onore all’Ibc 2011, il Salone internazionale della televisione che per una settimana ha fatto arriva­re ad Amsterdam 50mila operatori dei media da tutti i continenti. «Sie­te un Paese all’avanguardia», sorri­de lo svizzero Feyo Kolff, respon­sabile della comunicazione del progetto «Dvb», il consorzio mon­diale che si propone di diffondere la nuova tv e che fa andare a brac­cetto aziende, network nazionali, università ed enti pubblici di ricer­ca.

In parte è vero quello che sostiene Kolff, in parte no. L’Italia sta pas­sando dalla tv analogica a quella in bit e la migrazione si concluderà il prossimo anno. Però la tecnologia che ha scelto di adottare è già su­perata. Il digitale terrestre che sta entrando nelle case è quello di pri­ma generazione: moltiplica i cana­li, è pronto per la tv interattiva, ma ha limiti non trascurabili. Ecco per­ché il Regno Unito, la Scandinavia e addirittura il Sud Africa – solo per citare alcuni casi – hanno scom­messo sul digitale di seconda ge­nerazione che già adesso raggiun­ge oltre due terzi delle famiglie.
All’Ibc lo chiamano «T2» ed è sino­nimo di tv in alta qualità a portata di telecomando. Lo sanno bene an­che i marchi high-tech sbarcati ad Amsterdam che hanno già inserito nei loro cataloghi soltanto prodot­ti con la nuova sigla. Come a dire: questo è il presente, non il futuro.
Del resto i vantaggi si toccano con mano. Innanzitutto in un canale tv, dove con il «digitale 1» entrano fi­no a sei programmi, possono pas­sarne anche dieci. Questo significa che il «T2», capace di far transitare un maggiore carico di dati nello stesso segmento dell’etere, per­metterà di portare nei salotti la te­levisione in 3D e alta definizione che è molto più 'pesante'. Non è un caso che l’Ibc abbia assegnato il premio «tecnologia e contenuti» all’operatore finlandese Dna che, usando la nuova tv e avvalendosi dei ripetitori per i cellulari, tra­smette programmi in Hd.
Ma la seconda generazione del di­gitale terrestre va oltre. «Infatti non trasporterà soltanto immagini, ma consentirà anche di collegare smartphone o tablet», annuncia Ju­stin Mitchell, ingegnere capo della Bbc, di fronte a un prototipo usci­to dai laboratori di Londra che au­menta ancora la potenza del «T2» proprio a favore dei device mobili. Una novità che la tv di Stato ingle­se ha voluto presentare in Olanda e che sembra quasi uno scherzo del destino se si pensa che tutto ciò ac­cade mentre in Italia nove fre­quenze vengono tolte alle televi­sioni (soltanto locali) per essere consegnate alla telefonia G4.
Sulla nuova tv è al lavoro il Centro ricerche e innovazione tecnologica Rai di Torino che sta sperimentan­do il «T2» in Valle d’Aosta. Nella re­gione autonoma vanno già in on­da tre programmi in Hd e uno in 3D (che può essere visto anche con schermi tradizionali bidimensio­nali, come testimonia un filmato sulla beatificazione di Giovanni Paolo II). E al segnale tv si unisco­no i contenuti per i dispositivi mo­bili. «Per la prima volta facciamo convivere insieme, in un unico ca­nale, tipologie diverse di servizi», spiega il direttore del Centro ricer­che Rai, Alberto Morello.
«L’importante è che il vostro Paese sia uno dei 23 Stati che guardano al nuovo digitale terrestre», aggiunge Kolff. E tiene a precisare che fanno parte del consorzio «Dvb» Rai, Rti-Mediaset, Sky Italia, Telecom Italia e l’università di Bologna. Peccato, però, che almeno nelle dieci regio­ni della Penisola dove lo switch-off è previsto nei prossimi mesi non si sia deciso di utilizzare il «T2». An­che perché, quando il digitale di se­conda generazione approderà da noi, sarà una nuova rivoluzione: le emittenti dovranno rimettere ma­no ai trasmettitori appena rinno­vati; e soprattutto le famiglie ve­dranno scomparire il video dagli attuali televisori digitali, compresi quelli Lcd o al plasma comprati in questi mesi e pagati migliaia di eu­ro.
La ragione è semplice: per immer­gersi nel «T2» serve un ricevitore che non è compatibile con quelli in commercio oggi. Quindi scatterà l’ennesima corsa al decoder. Lo di­mostra anche il fatto che la Rai ha fatto arrivare dall’Inghilterra gli schermi per i suoi test. C’è, però, un’eccezione: Europa 7 ha deciso di investire sulla seconda genera­zione digitale e chi ha un ricevito­re dell’emittente non avrà proble­mi a vedere le trasmissioni in «T2».