UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Taranto: dignità e fedeltà, sfide per il giornalismo

Una riflessione sul ruolo del giornalismo nel frastuono della contemporaneità ma soprattutto un incontro e un confronto con i lettori (effettivi e potenziali) del giornale che dirige. È stato questo il senso della presenza del direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio, il 18 maggio a Taranto, al tradizionale convegno diocesano dedicato al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
21 Maggio 2012
Una riflessione sul ruolo del giornalismo nel frastuono della contemporaneità ma soprattutto un incontro e un confronto con i lettori (effettivi e potenziali) del giornale che dirige. È stato questo il senso della presenza del direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio, il 18 maggio a Taranto, al tradizionale convegno diocesano dedicato al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Tarquinio, nel suo intervento, ha insistito sulle dinamiche del mestiere del giornalista troppo spesso dominate da cronaca nera e gossip. «Se noi raccontassimo soltanto notizie di questo genere – ha chiarito – avremmo sicuramente più successo ma rischieremmo di diventare dei modelli negativi per un lettore già frastornato dall’offerta molteplice dei contenuti veicolati dai diversi media». Il direttore, poi, ha richiamato alla dimensione del silenzio da intendersi «non come censura, perdita di voce, impossibilità di ascolto», ma come quella condizione che «scava e incide nel rumore di fondo». Un rumore di fondo che «ci dà illusione totale di sapere tutto». E «in un periodo di crisi antropologica, dove il senso dell’umano è messo continuamente in discussione – ha spiegato – noi giornalisti cattolici abbiamo una responsabilità doppia: quella di riscoprire e condividere, con i nostri lettori, la supremazia del messaggio rispetto al mezzo». Anche l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, nel suo saluto ha evidenziato il ruolo imprescindibile dei mezzi di comunicazione che spesso rischiano di diventare «strumenti di isolamento a servizio di chi non crede, ma che invece rappresentano un’opportunità straordinaria di comunione. Di fronte a una visione naturalistica della vita in cui i valori sono sempre più negoziabili – ha ribadito il presule – è necessario allargare la ragione al senso della realtà, al mistero e al rapporto con l’infinito che è costitutivo dell’essere». Citando, infine, la 'Caritas in veritate', Santoro ha auspicato l’affermazione della dimensione della gratuità, presupposto fondante per affermare la verità ed evangelizzare: «Meglio vendere una copia in meno – ha concluso – che mancare di rispetto alla dignità».