UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tecnologie a scuola: ci sono ma non si usano

Adiconsum rivela: il 73% degli istituti ha l’aula informatica e il 66% Internet. L’utilizzo è però molto scarso: il 42% degli insegnanti usufruisce di supporti elettronici allegati ai libri di testo meno di una volta al mese. Il 77% degli studenti non usa la lavagna multimediale.
17 Settembre 2010
Potenzialità sprecate, opportunità di nuovo apprendimento inespresse. La scuola italia­na è più tecnologica nella teoria che nella pratica. Strumenti e supporti informatici non man­cano, tutti ne apprezzano l’utilità, ma il loro reale utilizzo resta marginale, occasionale se non spo­radico. I tratti di una scuola che guarda all’innova­zione a passi lenti, li ha tracciati un’indagine di A­diconsum, svolta in tutta Italia fra docenti, studenti e genitori, mettendo in evidenza una contraddi­zione in termini: il 73,5% degli istituti ha un’aula di informatica ben attrezzata e nel 66% dei casi si di­spone di una connessione internet a scuola, ma il 35% degli studenti utilizza l’aula solo una volta a settimana (e quasi sempre per materie inerenti l’informatica), il 77% non usa mai la lavagna mul­timediale (Lim) e, infine, il 42% degli insegnanti u­tilizza supporti elettronici allegati a libri di testo meno di una volta al mese.
Una carenza che sembra penalizzare i desideri di tutti. Insegnanti, studenti e genitori, infatti, ne ri­conoscono la straordinaria utilità. In particolare i ra­gazzi, che sottolineano l’importanza di queste ri­sorse ritenendole cruciali «per migliorare l’ap­prendimento, la comprensione della didattica e so­prattutto in grado di rendere le lezioni più piace­voli ». Una piacevolezza legata alla tecnologie, che i giovani sperimentano ad oggi soprattutto in priva­to, utilizzando pc e connessione al web per scopi tutt’altro che scolastici: «I ragazzi – spiega Silvia Landi, curatrice della ricerca – non hanno l’oppor­tunità di utilizzare in ambito scolastico strumenti che quotidianamente utilizzano in casa o dagli a­mici. Il pc viene usato così soltanto per scopi ludi­ci e comunicativi e non per studiare».
Poca penetrazione nelle aule hanno avuto anche i supporti multimediali ai libri di testo; seppure mol­to caldeggiati da alunni e insegnanti, compaiono poco o nulla nella didattica per le esercitazioni a casa: il 33% li utilizza in classe meno di una volta al mese. A fare da zavorra, secondo l’opinione dei docenti, gli scarsi investimenti del Ministero, l’as­senza di incentivi economici e di strumentazioni «personalizzate», come i pc ad uso personale per gli alunni, a favore di quelle «collettive», ovvero au­le in cui recarsi a fare lezione. Non solo. A fare ac­qua è anche «un adeguato percorso di formazione – ha aggiunto Landi – per comprendere come tali strumenti possano essere calati nella didattica cur­riculare ». Ma il Ministero dell’istruzione, a suo dire, non sta con le mani in mano. Un Piano nazionale per la scuola digitale sta gradualmente innovando gli i­stituti, facendo formazione e progettando una di­dattica collaborativa, messa in rete e interattiva: «Sono già 365mila gli alunni che hanno in classe u­na Lim – ha sottolineato Rossella Schietroma, diri­gente ufficio V Direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi –. Mentre sono ol­tre 400 le classi digitali, con alunni dotati di com­puter e strumentazioni avanzate». Il percorso di in­novazione progettato dal Ministero, ha precisato Schietroma, si pone come obiettivo la sperimenta­zione di un nuovo ambiente di apprendimento, che «favorisca l’interattività, una nuova organizzazione didattica, senza tralasciare un’azione sinergica con l’intero consiglio di classe e non il singolo docente. Cruciale anche una formazione flessibile». Inizia­tive strategiche per favorire un’alfabetizzazione tec­nologica di qualità, «fondamentale – ha concluso Landi – per le opportunità professionali future di questi ragazzi».