UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Teologia del comunicare

Esce in libreria l’ultimo volume del cardinale Carlo Maria Martini. Edito da Mondadori, s’intitola «Colti da stupore. Incontri con Gesù» (pagine 188, euro 16,00) e presenta alcune riflessioni inedite sui Vangeli. Avvenire ne ha anticipata una dedicata alla comunicazione e noi ve la riproponiamo. 
 
12 Settembre 2012
Solitamente si dà della comuni­cazione una definizione empi­rica: comunicare è «dire qual­cosa a qualcuno». Dove quel «qual­cosa » si può allargare a livello pla­netario, attraverso il grande mondo della rete che è andato ad aggiun­gersi ai mezzi di comunicazione classici. Anche quel «qualcuno» ha subìto una crescita sul piano globa­le, al punto che gli uditori o i fruitori del messaggio in tempo reale non si possono nemmeno più calcolare.

 
Questa concezione empirica, alla luce dell’odierno allargamento di prospettive, dove sempre più si co­munica senza vedere il volto dell’al­tro, ha fatto emergere con chiarezza il problema maggio­re della comunica­zione, ossia il suo av­venire spesso solo e­steriormente, man­tenendosi sul piano delle nude informa­zioni, senza che co­lui che comunica e colui che riceve la comunicazione vi siano implicati più di tanto.
Per questo vorrei tentare di dare della comunicazione una descrizio­ne «teologica», che parta cioè dal comunicarsi di Dio agli uomini, e lo vorrei fare enunciando qui alcune riflessioni che potrebbero servire per una nuova descrizione del feno­meno.
Nel sepolcro di Gesù, la notte di Pa­squa, si compie il gesto di comuni­cazione più radicale di tutta la sto­ria dell’umanità. Lo Spirito Santo, vivificando Gesù risorto, comunica al suo corpo la potenza stessa di Dio. Comunicandosi a Gesù, lo Spi­rito si comunica all’umanità intera e apre la via a ogni comunicazione autentica. Autentica perché com­portail dono di sé, superando così l’ambiguità della comunicazione u­mana in cui non si sa mai fino a che punto siano implicati soggetto e og­getto.
La comunicazione sarà dunque an­zitutto quella che il Padre fa di sé a Gesù, poi quella che Dio fa a ogni uomo e donna, quindi quella che noi ci facciamo reciprocamente sul modello di questa comunicazione divina. Lo Spirito Santo, che ricevia­mo grazie alla morte e resurrezione di Gesù e che ci fa vivere a imitazio­ne di Gesù stesso, presiede in noi al­lo spirito di comunicazione. Egli pone in noi caratteristiche, quali la dedizione e l’amore per l’altro, che ci richiamano quelle del Verbo in­carnato. Di qui potremmo dedurre alcune conclusioni su ogni nostro rapporto comunicativo.
Primo. Ogni nostra comunicazione ha alla radice la grande comunica­zione che Dio ha fatto al mondo del suo Figlio Gesù e dello Spirito San­to, attraverso la vita, morte e resur­rezione di Gesù e la vita di Gesù stesso nella Chiesa. Si capisce per­ciò come i Libri sacri, che in sostan­za parlano di questa comunicazio­ne, siano opere di grande valore per la storia del pensiero umano. È vero che anche i libri di altre religioni possono essere ricchi di contenuto, ma questo è dovuto al fatto che sot­tostà a essi il dato fondamentale di Dio che si dona al­l’uomo.
Secondo. Ogni co­municazione deve tenere presente come fondante la grande comunica­zione di Dio, ca­pace di dare il rit­mo e la misura giusti a ogni gesto comunicativo. Ne consegue che un gesto sarà tanto più comunicativo quanto non solo comunicherà informazioni, ma metterà in rap­porto le persone. Ecco perché la co­municazione di una verità astratta, anche nella catechesi, appare ca­rente rispetto alla piena comunica­zione che si radica nel dono di Dio all’uomo.
Terzo. Ogni menzogna è un rifiuto di questa comunicazione. Quando ci affidiamo con coraggio all’imita­zione di Gesù, sappiamo di essere anche veri e autentici. Quando ci distacchiamo da questo spirito, di­veniamo opachi e non comunican­ti.
Quarto. Anche la comunicazione nelle famiglie e nei gruppi dipende da questo modello. Essa non è sol­tanto trasmissione di ordini o pro­posta di regolamenti ma suppone una dedizione, un cuore che si do­na e che quindi è capace di muove­re il cuore degli altri.
Quinto. Anche la comunicazione nella Chiesa obbedisce a queste leggi. Essa non trasmette solo ordi­ni e precetti, proibizioni o divieti. È scambio dei cuori nella grazia dello Spirito Santo. Perciò le sue caratte­ristiche sono la mutua fiducia, la parresia, la comprensione dell’al­tro, la misericordia.
 
Card. Carlo Maria Martini