UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Testimoni digitali alla prova

L’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei ha avviato una serie di incontri nelle regioni ecclesiastiche e nelle diocesi della penisola per riprendere i temi del convegno "Testimoni digitali". La prima tappa di questo 'giro d’Italia' si è svolta ieri ad Agrigento.
22 Settembre 2010
La sfida dei «testimoni digitali» riparte dal territorio con entusiasmo, realismo e volontà di mettere in pratica l’immagine evangelica del «vino nuovo in otri nuovi» lanciata a conclusione del convegno «Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale» di fine aprile a Roma. Da questi presupposti l’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei (Ucs) ha avviato una serie di incontri nelle regioni ecclesiastiche e nelle diocesi della penisola. La prima tappa di questo 'giro d’Italia' si è svolta ieri ad Agrigento in occasione dell’incontro regionale su «I servizi Internet per la diocesi e le parrocchie» promosso in collaborazione con il Servizio informatico della Cei. Alla presenza dell’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro e dell’arcivescovo di Monreale Salvatore Di Cristina, delegato della Conferenza episcopale siciliana per le comunicazioni sociali, l’incontro regionale ha toccato alcuni importanti aspetti tecnici e pastorali. Don Ivan Maffeis, vicedirettore dell’Ufficio Cei, ha sottolineato «l’importanza della collaborazione sinergica» tra l’ufficio nazionale e gli uffici diocesani per le comunicazioni sociali, essenziale nel tradurre in ambito locale i contenuti e gli impegni presi durante 'Testimoni digitali', soprattutto dopo le sollecitazioni date da Benedetto XVI agli oltre 8mila presenti all’udienza del 24 aprile. Per Maffeis «la Rete è una piattaforma relazionale che, grazie anche ai
social network e alle novità introdotte dal Web 2.0, mette in contatto migliaia di persone che si scambiano quotidianamente informazioni. Internet – ha detto – ci richiama a nuove forme di esperienze: basti pensare ai contenuti generati dagli utenti e alle comunità virtuali che nascono sul web». Esempi che fanno riflettere sul l’approccio delle persone con la rete. Uno per tutti: la logica evangelica del dono di sé.
«Quella del testimone è una figura cruciale e paradigmatica per abitare la contemporaneità» aveva detto a Reggio Emilia nei giorni scorsi per la presentazione del sito www.diocesi.re.it monsignor Domenico Pompili, portavoce della Cei, richiamando la figura del «testimone digitale». Questo per due ragioni fondamentali. La prima «perché il testimone è una figura relazionale, una individualità in connessione – ha detto Pompili –. Questa relazionalità va in due direzioni: una orizzontale, verso gli altri, a cui si testimonia ciò che si è conosciuto, nel senso più profondo e non solo intellettuale; e una verticale, rispetto alla verità che ci ha toccato, che abbiamo conosciuto, che non possiamo non cercare di comunicare, anche se questa scelta dipende solo dalla nostra libertà: nel testimone dovere e libertà non solo non si escludono ma si definiscono reciprocamente». La seconda «perché la figura del testimone sintetizza le conquiste della modernità: l’individualismo, l’iniziativa, la libertà, liberandole però dalle derive patologiche cui già i giovani in rete mostrano di aver reagito».