UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Testimoni digitali: ben oltre 1.000 i partecipanti

Da Piacenza mons. Pompili comunica il primo dato ufficiale sugli iscritti al convegno nazionale di aprile: superata quota mille, sede spostata e iscrizioni chiuse. Ora l'impegno si concentra sulla giornata del 24 aprile in aula Paolo VI, insieme a Bendetto XVI: "esserci è un impegno preciso".
19 Marzo 2010
Sono “ben oltre 1.000 i partecipanti della prima ora” al convegno “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era cross mediale”, che si terrà a Roma, dal 22 al 24 aprile, per iniziativa della Cei. A rivelare il dato è mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, intervenuto questa mattina al convegno Fisc in corso a Piacenza su “Fare l’Europa. Le radici e il futuro”. Riflettendo sul futuro dell’informazione tra “carta” e “digitale”, mons. Pompili ha sottolineato la necessità di “integrare l’online con l’offline, insomma cliccare e sfogliare, riconciliando virtuale e reale”. Per il direttore dell’Ufficio Cei, “occorre mettere insieme e non contrapporre” carta e digitale. “Sta qui la più radicale delle sfide educative, oltre che la più evidente trasformazione che ci attende appena dietro l’angolo”. È questo e “non altro”, ha aggiunto, “il senso del prossimo appuntamento che si svolgerà ad aprile”, evento per il quale “siamo rimasti spiazzati dalla partecipazione ai primi due giorni, tanto da dover spostare la sede dall'Hotel Midas all'Hotel Summit (fortunatamente appena a poche centinaia di metri di distanza)”.La “grande” partecipazione a “Testimoni digitali”, ha notato mons. Pompili, è “riprova del fatto che quando si toccano le ‘corde giuste’ o, forse, i ‘nervi scoperti’ c’è un’immediata risposta”. Per questa ragione, “ci stiamo ora concentrando sull’ultimo giorno e cioè sull’incontro con Benedetto XVI, che diventerà una sorta di mandato ad abitare quello che lui stesso chiama il ‘continente digitale’. Spesso ci si lamenta e non a torto, anche se a mezza bocca, del fatto che la comunicazione rappresenti ancora la ‘Cenerentola’ della vita ecclesiale, almeno nella coscienza media diffusa”. Al riguardo, ha detto il direttore dell’Ufficio Cei, “il 24 aprile abbiamo una grande opportunità non solo per dire grazie a tanti nostri collaboratori, ma per far emergere dalle nebbie un popolo, quello della comunicazione e della cultura, che non vuol vivere in rimessa il cambio dei nostri tempi, ma vuole interpretarlo, facendo leva anzitutto sui volti prima ancora che sui linguaggi”. Per questo, ha concluso, “il 24 aprile non è opzionale esserci, ma un impegno preciso. Per passare dal semplice ‘fare rete’ al più profondo ‘essere rete’, per delineare con un’esperienza fresca e sicuramente rigenerante il passaggio dal virtuale al reale, dalla connessione alla relazione”.