Non so se il titolo del ritorno discografico dell’artista ciociaro sia pienamente condivisibile (a me sembra piuttosto vero il contrario), ma in ogni caso abbiamo a che fare con un signor disco. In primis per l’indubbia qualità formale che lo caratterizza, tangibile sia per quel che concerne la scrittura dei brani, che gli arrangiamenti […]
Non è certo la prima volta che un attore si lascia tentare dalla canzone d’autore, e con esiti piuttosto interessanti (Alessandro Haber, tanto per fare un esempio relativamente recente). Ora è la volta di Rocco Papaleo, stagionato autore lucano, esploso grazie al delizioso Basilicata coast to coast, e poi con la partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo.
Un disco la cui difficoltà d’accesso e transito è direttamente proporzionale al suo fascino: dieci brani scontrosi, surreali ed ondivaghi, generati dalle sofferenze di un cuore inquieto e tutt’altro che domo.
Un disco grondante di nostalgia e di rimpianti, venato di quel jazz addomesticato, morbidoso e notturno che piaceva tanto a Luigi. Ad ennesima conferma che le grandi canzoni non conoscono oblio né l’usura del Tempo.
La caratura della band fa di questo lavoro uno degli album più significativi della nuova stagione: i nove frammenti irradiano certamente fascino e pathos, in un caleidoscopio di suoni nei quali paiono convivere tutte le inquietudini, le malinconie, le nevrosi, e anche le ansie spirituali di questo presente.
Pop-rock onesto, romantico e “terapico” nelle intenzioni del quartetto guidato dal cantante Steve Garrigan; la band ha inciso questo album di debutto in giro per l'Irlanda e l'Inghilterra, cercando d'infilarci dentro un po' dell'anima e degli umori di quest'isola-ponte fra il vecchio e il nuovo continente.
A quattro anni dal precedente Backspacer Eddie Vedder e soci sanno ancora picchiar duro, ma lo fanno in modo assai più educato di un tempo; eppure in alcuni brani – come lo splendido singolo apripista Sirens, la delicata Yellow Moon, o la conclusiva Future days – rivelano un'immutata capacità di regalare fremiti ed emozioni tipiche dei migliori episodi dell'epica rockettara.
Quarto album in fascinoso equilibrio tra atmosfere folk, ruspanterie quasi punk, e richiami ai maestri del canzonettismo d’autore. Uno stile personale per un artista da seguire con la massima attenzione e che ritengo sia fin d’ora da considerarsi tra i veri grandi di questo decennio.
Per questa settimana d'estate vi segnaliamo la morbida colonna sonora di un film: nel complesso un disco più che gradevole anche a prescindere dalle immagini, pervaso da quel clima vagamente crepuscolare che lo rende un sottofondo ideale, magari per guardare il sole giocare tra le nuvole in un tardo pomeriggio d’estate.
Tornare sui mercati dopo vent’anni d’assenza è già di per sé un evento. Se poi ci si chiama Pink Floyd, allora la notizia è di quelle destinate a lasciare il segno…