UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Toscana: tecnologia e “spirito corsaro”

La proposta che parte della Toscana in vista del convegno Cei «Te­stimoni digitali» è semplice: creare un gruppo di lavoro per «correggere» gli errori che minano Wikipedia sul­le voci di vita ecclesiale. Un laboratorio di «corsari buoni», lo definisce il vescovo di Prato, Gastone Simoni, delegato per la Cultura e le co­municazioni sociali della Conferenza episcopale to­scana (Cet).
17 Marzo 2010
La proposta che parte della Toscana in vista del convegno Cei «Te­stimoni digitali» è semplice: creare un gruppo di lavoro per «correggere» gli errori che minano Wikipedia sul­le voci di vita ecclesiale. Un laboratorio di «corsari buoni», lo definisce il vescovo di Prato, Gastone Simoni, delegato per la Cultura e le co­municazioni sociali della Conferenza episcopale to­scana (Cet). È uno degli spunti emersi ieri a Firenze nell’incontro in preparazione all’appuntamento di fine aprile a Ro­ma fra don Ivan Maffeis, vice direttore dell’Ufficio Cei comunicazioni sociali, e la Commissione cultura e co­municazioni sociali della Cet. «La Chiesa – spiega don Maffeis – non cavalca l’onda della tecnologia, ma si in­terroga sul digitale inteso come linguaggio delle nuo­ve generazioni e come ambiente che la comunità ec­clesiale è tenuta ad abitare per dargli un’anima».
  Da qui il convegno del mese prossimo a cui la Chiesa toscana guarda con interesse. «Il cristiano va incorag­giato a essere soggetto attivo nel mondo dei media – afferma Simoni –. Però non possiamo tacere davanti al­l’aumento di raffinata oppressione che i media gene­rano e che anche la società civile deve aver ben presente. Inoltre, va ribadita la libertà di comunicazione». A Ro­ma le diocesi toscane arriveranno con dei suggerimenti: dall’ipotesi di corsi di formazione per giovani e fami­glie su opportunità e rischi della Rete all’indicazione di aprire i Seminari alle nuove tecnologie. E poi l’invito a rivitalizzare le sale della comunità come esperienza di confronto o il consiglio ai sacerdoti di essere presenti su Internet e sui social network. «È bene che un prete svolga il suo ministero persino nel web», sottolinea il vescovo di Prato. Presente all’incontro fiorentino an­che il presidente della Corallo, l’associazione delle ra­dio e tv d’ispirazione cattolica, il pistoiese Luigi Bardelli. «Con il passaggio al digitale terrestre in televisione ­spiega - serve investire sui contenuti per cogliere le op­portunità che anche le diocesi possono cogliere».
  «Con la stessa passione con cui Pietro ha gettato le re­ti - afferma don Maffeis - siamo chiamati ad essere a­nimatori dei media per aiutare l’uomo di oggi, bom­bardato da troppi messaggi».

ALLEGATI