UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tre giornali, tre stili, un solo evento

Avvenire, Corriere della Sera e La Repubblica “sotto osservazione”. Una ricerca dell’Osservatorio sulla comunicazione dell’Università Cattolica analizza in quattro mesi circa mille articoli riguardanti il Family Day.
7 Febbraio 2008

Avvenire, Corriere della Sera e La Repubblica “sotto osservazione”. Una ricerca dell’Osservatorio sulla comunicazione dell’Università Cattolica analizza in quattro mesi circa mille articoli riguardanti il Family Day. 

Avvenire ha dato la voce al popolo del Family Day, il Corriere della Sera non ha dato giudizi, ma ha fatto solo politica sul raduno romano e La Repubblica ha trattato l’evento di piazza san Giovanni con sguardo ironico e distacco. Così l’Osservatorio sulla comunicazione dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, diretto dal professore Fausto Colombo, per quattro mesi ha passato al setaccio oltre mille articoli pubblicati dai tre giornali sul Family Day. Lo studio è stato presentato durante l’assemblea della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc), a Roma a fine novembre, ed ha fatto emergere una casistica interessante da valutare soprattutto per quel che riguarda l’impatto sull’opinione pubblica.  Avvenire ha pubblicato 441 articoli e box, di cui 22 in prima pagina, riferiti al Family Day o, comunque, a “una manifestazione a favore della famiglia”. Sul Corriere della Sera, invece, gli articoli sono stati 241, e 18 i richiami in copertina, mentre su La Repubblica si contano 249 pezzi, di cui 28 in prima pagina.

Al di là dei numeri il quotidiano diretto da Dino Boffo, come si legge nella ricerca “ha rappresentato una voce informativa organica al movimento, e in quanto tale ha scelto di sviluppare una prospettiva d’osservazione interna ai fatti”. Ciò è stato dimostrato dalla “forte attenzione nei confronti dell’associazionismo e del mondo cattolico”. Come ha avuto modo di sottolineare Colombo “nella lettura di Avvenire, la manifestazione ha costituito il momento in cui la «maggioranza silenziosa» degli italiani, insufficientemente rappresentata dai media e ignorata dal ceto politico, ha acquisito visibilità nello spazio pubblico nazionale”. Il Corsera, invece, sempre secondo lo studio della Cattolica, ha assunto “una posizione di «distacco», esterna al terreno di confronto e al di sopra dei giudizi e delle strategie di attribuzione valoriale proposte dalle diverse parti”. Lo sguardo del Corriere sul Family Day, dunque, è stato caratterizzato “per il taglio di natura prettamente politologica con una focalizzazione sulla maggioranza di governo e sul Family day come elemento di detonazione delle tensioni presenti nel centro-sinistra”, che “va a costituire un nuovo terreno di contestualizzazione della crisi della maggioranza, della frammentazione del centro-sinistra e delle tensioni centrifughe che lo attraversano”. Il tabloid romano diretto da Ezio Mauro, infine, ha rappresentato sempre secondo l’indagine il Family Day “tenendo conto di due principali assi tematici, dati rispettivamente dalla strategia di crescente politicizzazione perseguita dalla Chiesa e dalle divisioni interne alla coalizione di governo”.

La rappresentazione data è di “un momento di una più ampia offensiva clericale alla laicità delle istituzioni e ai diritti civili, avviata in occasione del referendum sulla procreazione assistita del 2005 e condotta sulla base di una sostanziale omologia rispetto alle posizioni politiche del centro-destra”. Con uno sguardo “ironico e distaccato”, La Repubblica, dai dati provenienti dalla ricerca, si è dato il compito di rappresentare la componente laica della società italiana, che si ritiene minacciata dalle ingerenze ecclesiastiche e scarsamente tutelata dai partiti e dalla politica in generale.


Vincenzo Grienti