Sembra quasi che sia lo stesso Giorgio La Pira a raccontarci la sua storia, giorno per giorno, sfogliando gli appunti biografici conservati con l’inconfondibile, minuscola scrittura, ordinati secondo un criterio prevalentemente cronologico, dal 1904 al 1977. Tre volumi che raccolgono complessivamente 2050 pagine: sul piano dell’organicità, colmano un vuoto nella pur vasta pubblicistica dedicata al “sindaco santo”. Il Professore, proclamato Venerabile da Papa Francesco, è sicuramente tra i politici-pensatori del Novecento italiano più evocati come modello per i nostri giorni, per la fedeltà alla sua profonda fede e la concreta attenzione ai poveri, alla difesa del lavoro, del diritto alla casa, della giustizia sociale e del basilare diritto alla libertà ed alla pace. Questi tre tomi vale la pena leggerli mentre scorrono sotto i nostri occhi le immagini dei massacri per l’aggressione russa all’Ucraina e dei numerosi altri conflitti combattuti nel mondo, nel registrare l’incapacità di trovare la via del dialogo implorata da Papa Francesco. Una strada faticosa, ma non impossibile. Oggi escono nuovi importanti dettagli sulla “diplomazia sotterranea” del Professore e sugli appuntamenti della sua “agenda”, nella quale, oltre a quello che in parte è già noto, non sono sfuggiti il “ponte” creato con il Cile di Allende (1971), l’incontro con Gorbaciov a Palazzo Vecchio (1971), quello in clinica con Aldo Moro (nell’aprile del 1977, pochi mesi prima che entrambi morissero) sui temi del terrorismo. Che si aggiungono appunto alle relazioni e ai contatti in parte già emersi e narrati. Leggiamo però ulteriori telegrammi del Professore a Krusciov, Kennedy, Giovanni XXIII e all’Onu per fermare nel giugno 1962 i missili sovietici puntati su Cuba. Particolari su quando, tre anni dopo, è andato di persona da Ho Chi Minh ad Hanoi (con sosta a Mosca - c’era già stato nel 1959 - insieme all’allora venticinquenne Mario Primicerio) per porre fine ai bombardamenti sul Vietnam, non certo impaurito dal peso delle grandi potenze. Documenti che spiegano le sue aperture verso il mondo comunista (partendo dall’Italia, da Togliatti e Berlinguer) e la capacità di imporsi immediate frenate, come quando, l’8 settembre 1968, rinunciò ai viaggi a Praga ed al Cremlino, in segno di protesta contro Breznev per i carri armati in Cecoslovacchia. Comunque siamo sicuri che da Lassù ora La Pira prega perché USA, Russia, Europa e Cina (allora già presente nei suoi orizzonti) si mettano finalmente attorno ad un tavolo, per concordare un Nuovo Ordine Mondiale.
Corredata da oltre mille schede biografiche e da un’ampia bibliografia, l’opera edita dalla “Firenze University Press” (“Giorgio La Pira: capitoli di una vita”) è in distribuzione in regime di open access. Così vede la luce, con l’auspicio che possa attrarre e motivare ulteriori approfondimenti di giovani studiosi, il lungo faticoso lavoro di ricerca, durato più di tre anni, di due giornalisti che hanno conosciuto di persona il Professore, sempre collegati poi alla Fondazione fiorentina che ne cura la memoria: Giovanni Spinoso, già inviato di “Avvenire” (dal 1971) e poi redattore della Rai di Firenze (1979-2008), e Claudio Turrini, per anni caporedattore e vicedirettore del settimanale “Toscana Oggi”. Intere giornate passate prima a delineare un “piano operativo”, frugando nei ricordi personali, nelle testimonianze raccolte in passato dalla fedele segretaria Antinesca Rabissi Tilli e da Oliviero Olivieri (custode dei segreti dei sindaci a Palazzo Vecchio) oppure da Fioretta Mazzei, Pino Arpioni, Mario Primicerio, Giorgio e Gianni Giovannoni, Gabriele Pecchioli, Maurizio Certini, Giulio Conticelli e da altri “testimoni” dell’orbita lapiriana, che dopo l’immatura scomparsa di Stefano Tilli ha trovato un valido supporto nel giovane neosegretario Michele Damanti.
Preliminari indispensabili per immergersi nella sterminata documentazione, in parte già catalogata e digitalizzata, dell’Archivio della Fondazione ed in altri fondi archivistici di conventi, famiglie, Istituzioni italiane ed estere. Punto di partenza per andare a caccia di approfondimenti sui quotidiani dell’epoca. Un’impresa titanica! Con “Giorgio La Pira: capitoli di una vita” per la prima volta abbiamo un riscontro preciso di date, viaggi, incontri e commenti, con riferimento a particolari fatti e circostanze mirate, avendo gli autori visionato ed utilizzato i 38 quaderni-diario di La Pira (finora inediti), che lui stesso definiva – così appare in una delle tante lettere a Paolo VI - il suo “giornale di bordo” sulla Parola di Dio e su quanto accadeva intorno a lui nella comunità civile e nella Chiesa.
Spinoso e Turrini hanno suddiviso il racconto della vita del Professore in cinque parti: gli anni siciliani dell’infanzia a Pozzallo e della giovinezza (1904-1925); il primo periodo a Firenze, caratterizzato dall’insegnamento universitario e dall’apostolato tra i giovani (1926-1937); gli anni del crescente impegno sociale e poi politico, di fronte alla crisi provocata dal fascismo, dalla guerra, e che lo porteranno fino alla Costituente, in Parlamento e al Governo (1937-1950). Quindi i tre mandati di Sindaco di Firenze, intervallati dalla lunga pausa commissariale, durante la quale tornerà in Parlamento per la Dc (1951-1964). E infine, l’ultimo periodo non meno intenso dopo l’esperienza di Palazzo Vecchio, speso soprattutto per la pace, il disarmo e per il dialogo tra culture e fedi diverse dei Paesi emergenti non solo dell’Africa e del Mediterraneo (1965-1977). Tenendosi in contatto con i Grandi. E, nella vita fiorentina, sempre accanto ai poveri ed ai giovani, di cui ha colto tra i primi le inquietudini sfociate nelle contestazioni del Sessantotto al pari dei fermenti nel Paesi dell’Est europeo. Ecco quindi il suo impegno per un’Europa unita e denuclearizzata dall’Atlantico agli Urali, e per la ‘pace di Gerusalemme’, madre di tutte le paci.
Insieme alle tappe, ai momenti ed ai discorsi più significativi che si snodano nella vita e nella testimonianza spirituale, politica ed accademica di La Pira, spuntano tante curiosità sui luoghi dove ha vissuto a Firenze o a Roma, quand’era in Parlamento. O quando, nella stessa capitale, soggiornava per confrontarsi con gli altri “professorini” (Fanfani, Dossetti e Lazzati) nella ‘comunità del Porcellino’. Ritroviamo i conventi - oltre alla sua “casa naturale” tra i domenicani di San Marco - dove in Toscana ha più lasciato tracce: Monte Senario, La Verna, San Domenico e Caldine, la Basilica della Santissima Annunziata, i monasteri di San Miniato al Monte, Camaldoli e Vallombrosa. Tessere di un mosaico che rendono ancor più luminosa la visione d’insieme di La Pira, il suo spendersi per un unico obiettivo: il bene comune. Un modo di fare politica - come scrive nella prefazione il card. Gualtiero Bassetti e come ricorda spesso l’arcivescovo di Firenze card. Giuseppe Betori - non contagiata dall’arroganza del potere, dal consenso facile, dall’odio verso chi è diverso, che ora deve essere riconsegnata alle giovani generazioni: “la politica come missione altissima e come capacità di proporzionare le risorse ai bisogni”. Sfogliando i tre tomi di Spinoso e Turrini vediamo quanto il Professore non si nascondesse dietro le belle parole, ma fosse invece estremamente concreto nella sua testimonianza.
Antonio Lovascio