UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Trivento: su “Molisinsieme” auguri ai giornalisti

Il pezzo che riportiamo, porta la firma di Don Domenicantonio Fazioli, direttpre dell'Ufficio comunicazioni sociali di Trivento....
22 Gennaio 2013
Il pezzo che riportiamo, porta la firma di Don Domenicantonio Fazioli, direttpre dell'Ufficio comunicazioni sociali di Trivento.
 
 
E’ consuetudine in occasione della festa di san Francesco di Sales evidenziare il lavoro dei giornalisti: per ringraziarli per l’utile lavoro, per stimolarli ad una sempre maggiore indipendenza e libertà per amore della verità.
Colui che sa comunicare e che comunica meglio ha sicuramente una marcia in più rispetto ai propri concorrenti. non si deve però mai trascurare la nostra base di partenza, come dice Paulo Coelho, che cioè “possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell'essere umano”.
La Comunicazione è oramai alla base di tutto: attraverso i suoi processi e le sue tecniche passa il successo o meno di un evento, la visibilità di un’iniziativa, la credibilità presso i mass media, la vendita o il fallimento di un qualsiasi prodotto.
In molte famiglie la fonte principale dell’informazione è la televisione. Sentiamo troppo spesso le affermazioni: lo ha detto la televisione, l’ho visto in televisione! Ma, secondo John Condry, fidarsi troppo e solo della televisione sarebbe un male, perché “per quel po' di verità che la televisione comunica, c'è molto di falso e di distorto, sia in materia di valori che di fatti reali”.
Noi invitiamo a fare riferimento a Cristo che ha comandato ai suoi seguaci: di proclamare il Vangelo senza confini di tempo e di luogo, di ammaestrare "tutti i popoli" della terra, di essere "luce del mondo" e “sale della terra”. Egli per primo, nella sua vita terrena, ci ha dato la dimostrazione di essere il perfetto "Comunicatore", gli apostoli, poi, hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, oggi la nostra azione pastorale richiede che se ne sappiano utilizzare, con saggezza e lungimiranza, le possibilità e gli strumenti più recenti. Perfino Giovanni Paolo II, undici anni fa, nel Messaggio per la 36.a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, si chiedeva ed esortava: “Oggi internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la Sua voce? Perché solo quando si vedrà il Suo Volto e si udirà la Sua voce, il mondo conoscerà la “buona notizia” della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di Internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo… Esorto tutta la Chiesa a varcare coraggiosamente questa nuova soglia, per “prendere il largo” nella Rete, cosicché, ora come in passato, il grande impegno del Vangelo e della cultura possa mostrare al mondo “la gloria divina che rifulge sul volto di Cristo” (2^Cor.4 6). Che il Signore benedica tutti coloro che operano a questo fine”.
Perciò, oggi più che mai, in un tempo in cui la tecnologia tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le relazioni e la conoscenza, è necessario chiedersi: può essa aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella fede? Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio, ma è necessario avere il coraggio e saper presentare il Vangelo come risposta a una perenne domanda umana di senso, di verità e di fede, che anche dalla rete emerge e nella rete si fa strada.
In conclusione, con l’impegno di tutti, sarebbe bello evitare che la comunicazione si impantani nelle secche della banalizzazione, lo evidenziava già il filosofo Arthur Schopenhauer, in quanto: “Dire molte parole e comunicare pochi pensieri è dovunque segno infallibile di mediocrità; invece segno di testa eccellente è il saper rinchiudere molti pensieri in poche parole”.