C’ è spazio per una televisione piena di contenuti, in grado di proporre messaggi positivi per contribuire all’educazione delle persone e soprattutto dei giovani,di fronte alla tv urlata e piena di volgarità. Ma ci vogliono idee e coraggio. Ad Assisi la consegna del Premio televisivo Santa Chiara - proclamata da Papa Pio XII nel 1958 patrona della tv perché la santa, malata, nella notte di Natale del 1252, vide “a distanza” la liturgia nella basilica di San Francesco - è stata l’occasione per affrontare le questioni relative all’influenza del mezzo tv nella nostra epoca. «Esiste la positività dell’informazione televisiva?» , è stato il tema dell’incontro che ha preceduto la premiazione, moderato da padre Enzo Fortunato, direttore della rivista 'San Francesco Patrono d’Italia' con gli interventi di Lorenza Lei, vicedirettore generale della Rai, e di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. «La Rai sta passando un momento di trasformazione, straordinario e difficile nello stesso tempo; bisogna rivedere il modello dei contenuti e quello di riferimento – ha detto Lorenza Lei – la tv dei ragazzi, le sedi all’estero e quelle regionali hanno problemi importanti, ma si sta lavorando per trovare soluzioni. Il direttore generale Masi sta lavorando per garantire ed arricchire l’offerta per i più piccoli» . Una risposta ai problemi posti dal direttore di Avvenire che ha insistito sulla debolezza dell’attenzione ai più piccoli e sul rischio rappresentato dalla possibile chiusura di cinque sedi della Rai nel Sud del mondo, ma ha anche sottolineato che «nel sistema televisivo italiano c’è comunque, grazie in particolare al servizio pubblico, una importante dose di positività» e ha ricordato che «'mamma Rai” ha giocato per anni e anni un ruolo di valore sul piano informativo e su quello socio-culturale» . Ma la tv «crea personaggi e offre modelli, quindi sono cruciali le scelte nei palinsesti. Viviamo un momento di emergenza educativa e se è la tv a dare dei modelli, occorrono scelte all’altezza» , ha insistito Tarquinio. «Perché vanno in onda quasi solo l’eccentrico e il pruriginoso e magari in quella fascia pomeridiana un tempo destinata alla tv dei ragazzi?», si è poi chiesto il direttore di «Avvenire»-. E «perché non vengono raccontate famiglie “normali” invece dell’esaltazione spettacolare delle relazioni più precarie in una società già insidiata da cento precarietà?». Al termine del dibattito – cui hanno contribuito il vescovo Domenico Sorrentino, il sottosegretario del Pontificio consiglio comunicazioni sociali della Santa Sede, Angelo Scelzo e il sindaco di Assisi, Claudio Ricci – la proclamazione dei vincitori da parte degli animatori del premio, Daniela Fanelli Frascarelli e monsignor Vittorio Peri: la Lux Vide, fondata da Ettore Bernabei, con il riconoscimento ritirato da Luca Bernabei, e Carlo Conti, insignito di una “menzione speciale”. Il premio a Lux Vide è stato assegnato per la realizzazione di programmi tv di alto profilo artistico, culturale e spirituale; soprattutto attraverso la collana ispirata alla Bibbia e agli stessi episodi della serie Don Matteo pur esenti da un diretto riferimento religioso presentano chiari messaggi di fede e di speranza cristiana. A Conti è stato riconosciuto il lungo impegno professionale con grande e schietta cortesia e humor, nel pieno rispetto di ogni concorrente e del suo vastissimo pubblico. «La potenza del mezzo televisivo – è stato evidenziato – fa sì che il suo corretto e limpido linguaggio possa divenire paradigma di uno stile comunicativo» . Nell’omelia della Messa, celebrata nella basilica di Santa Chiara, il vescovo Sorrentino, ha ricordato che «nel fare tv, strumento moltiplicatore del bene o del male, c’è bisogno di senso di responsabilità e capacità di discernimento».