UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tv e minori: timidi passi avanti

Si alzano gli argini per protegge­re i ragazzi di fronte alla tv «gra­vemente nociva». Il giro di vite sulla peggiore tv arriva dal nuovo regolamento varato dal­l’Agcom che punta a «escludere i mi­nori » dalla visione dei programmi che possono nuocere al «loro sviluppo». Il regolamento entrerà in vigore ad a­gosto ma non mancano zone d'ombra.
11 Luglio 2013
Si alzano gli argini per protegge­re i ragazzi di fronte alla tv «gra­vemente nociva». Programmi violenti, non rispettosi dell’intelli­genza e persino pornografici che ri­schiavano di essere liberalizzati fini­scono adesso dentro compartimenti stagni (almeno sulla carta) che ospi­teranno non soltanto la televisione brutale e a luci rosse, ma anche quel­la che legittima l’abuso di alcol e dro­ghe o spinge al gioco d’azzardo.
Il giro di vite sulla peggiore tv arriva dal nuovo regolamento varato dal­l’Agcom che punta a «escludere i mi­nori » dalla visione dei programmi che possono nuocere al «loro sviluppo». Palinsesti dietro ai quali si muove un business con cifre da primato, anche se chi fa affari con questi prodotti (da Sky e Mediaset a fornitori meno no­ti) nulla rivela sugli introiti in questo ambito.
Il provvedimento ha in gran parte re­cepito i suggerimenti del Consiglio nazionale degli utenti e, seppur con alcune lacune, non si è piegato al pressing dei grandi network impe­gnati intorno al tavolo dell’Authority a convincere l’Agcom ad allargare le maglie delle norme. A fianco dei rap­presentanti degli spettatori è scesa la Rai che ha appoggiato l’idea di avere una tv meno vergognosa. In campo anche il Garante per l’infanzia. Cer­to, non mancano le carenze: dal di­lemma sulla sicurezza dei decoder già entrati nelle famiglie italiane alla dif­ficoltà di far valere le nuove tutele sul­la tv via web. Il regolamento entrerà in vigore ad a­gosto. Due sono i punti chiave: gli «ar­gini » tecnologici per impedire agli un­der 18 di sintonizzarsi sui canali a ri­schio e la classificazione delle tra­smissioni che devono essere inibite. Sul primo versante si è combattuta la battaglia più accesa. Il punto di par­tenza era che i programmi nocivi po­tessero essere visti solo su esplicita ri­chiesta (e in generale a pagamento). Ma restava da definire come proteg­gere i ragazzi. La soluzione tecnica è quella del codice segreto che si inse­risce sul decoder e che abilita alla vi­sione. Le emittenti sono tornate più volte alla carica per consentire all’a­dulto di «disattivare stabilmente» il filtro elettronico che il testo chiama parental control. Un’eventualità che di fatto avrebbe lasciato i ragazzi e­sposti alla tv più pericolosa, pur di e­vitare ai maggiorenni l’onere di inse­rire ogni volta la password. Ed era pro­prio a questa «deriva» che guardava­no le stazioni: l’intento era facilitare la visione abbattendo il paletto più solido. L’ipotesi sostenuta dalle televisioni è stata inserita nella bozza dello scor­so dicembre nonostante il parere con­trario del Consiglio nazionale degli u­tenti. Poi a gennaio è stata accanto­nata. Ma il 27 marzo gli operatori tv sono tornati all’attacco. Alla fine il patto fra le associazioni degli spetta­tori e la televisione di Stato ha evita­to che il parental control potesse es­sere disattivato, come ora prescrive il regolamento. Altro tema è stato l’insieme dei pro­grammi da inserire fra quelli «grave­mente nocivi». Assodato che fanno parte della categoria le trasmissioni pornografiche vietate ai minori di 18 anni e quelle con «violenza gratuita, insistita o efferata», il dibattito al ta­volo dell’Agcom ha permesso di am­pliare la forbice. Sono considerate dannose le trasmissioni che intacca­no i «diritti fondamentali» e l’«inco­lumità della persona». Qui rientrano sia gli incitamenti all’odio, sia le sce­ne che «esaltano», «legittimano», «in­vitano » o offrono una «palese appro­vazione » del ricorso a pratiche che creano dipendenza. Non solo alcol e stupefacenti, ma anche il gioco d’az­zardo che, nota l’Authority, è «una delle nuove e pericolose dipendenze alle quali i minori sono esposti».
Il regolamento ha, però, alcune om­bre. Le norme valgono per chi forni­sce «servizi di media audiovisivi», quindi anche per Internet. E il prov­vedimento stabilisce che il filtro elet­tronico sia previsto persino nei «siti web» che mandano in onda video. U­na previsione difficilmente realizza­bile nel pianeta «selvaggio» dell’onli­ne.
Altro nodo scoperto è l’effettivo stop ai programmi nocivi con i ricevitori già istallati che non includono il pa­rental control con l’obbligo del pin e che quindi aggirano il richiamo del regolamento alla password. Ecco per­ché l’Agcom ha imposto alle tv di pro­muovere «adeguate campagne infor­mative » che facciano conoscere «la necessità di impostare un codice se­greto » per salvare i ragazzi dai palin­sesti a rischio. Accadrà davvero? Sarà la soluzione? E, comunque, resta aperto un altro fronte: quello scaturito dalla cancel­lazione del divieto di trasmettere pro­grammi inadatti ai minori di 14 anni durante la giornata, invece di relegarli soltanto fra le 22.30 e le 7. Una riser­va a difesa dei più piccoli che dalla scorsa estate può essere abbattuta se i televisori possiedono gli «accorgi­menti tecnici» che bloccano la visio­ne di film e rubriche inadatti. E oggi gli schermi digitali li hanno, seppur nella versione del parental control che, secondo la riforma voluta dal precedente Governo e Parlamento, diventa un’alternativa alle fasce pro­tette.