UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tv e minori: un codice da adeguare ai tempi

Avvenire ha intervistato l'avvocato Antonio Preto, consigliere del­l’Agcom, ad una settimana dalle dimissioni polemiche del Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti, Luca Borgomeo. Nel 2011 snobbati due terzi delle segnalazioni del Comitato Media e Minori, peraltro non più ricostituito da 15 mesi...
4 Aprile 2013
I telespettatori italiani sono tutela­ti a sufficienza dalla 'cattiva tv'? La settimana scorsa il presidente del Consiglio nazionale Utenti Luca Borgomeo (e presidente dell’Aiart) si è dimesso in aperta polemica con l’Au­torità Garante per le Comunicazioni, colpevole, secondo lui, di agire più a favore delle emittenti che dei cittadi­ni. Abbiamo girato la domanda all’av­vocato Antonio Preto, consigliere del­l’Agcom.

Avvocato Preto, in pratica, come agi­sce l’Agcom quando le viene segna­lata una infrazione da parte di un’e­mittente?
L’Agcom agisce sia su denuncia che d’ufficio, esercitando la sua funzione di vigilanza e sanzionatoria sul setto­re radiotelevisivo. Questo anche col supporto tecnico delle attività di mo­nitoraggio 24 ore su 24 delle trasmis­sioni radiotv. Le trasmissioni sono a­nalizzate per verificarne il rispetto dei tetti pubblicitari, della tutela dei mi­nori e del pluralismo politico ed isti­tuzionale. Le denunce possono esse­re presentate da tutti i soggetti inte­ressati (singoli utenti, associazioni, e­mittenti). Inoltre abbiamo intensifi­cato i rapporti di collaborazione con il Comitato media e minori, con il ser­vizio di Polizia postale e delle comu­nicazioni del Ministero dell’interno e con il Nucleo speciale per la radiodif­fusione e l’editoria della Guardia di fi­nanza.

Intanto, però, il Comitato media e Mi­nori non è più stato ricostituito da 15 mesi. Qualcuno dice che desse fasti­dio...

Il Comitato non è un ente scomodo. Anzi, rappresenta un valido contribu­to alla nostra attività. Noi abbiamo de­signato il nostro membro, che per prassi è il presidente, ma il decreto sul quale noi avremmo dovuto dare l’in­tesa, non è mai stato trasmesso dal Mi­nistero.

Il Comitato ha segnalato che i 2/3 del­le risoluzioni sulle violazioni del co­dice su Tv e minori vengono archi­viate da Agcom. Eppure le norme so­no le stesse. Perché interpretazioni così divergenti?
I due organismi hanno ambiti e com­petenze differenti: le risoluzioni del Comitato verso le emittenti hanno un carattere di moral suasion , mentre l’Agcom applica sanzioni pecuniarie in base ad un procedimento ammini­­strativo. Nel 2012 l’Autorità ha emes­so 115 sanzioni in materia pubblicita­ria e 24 sanzioni in materia di tutela dei minori, da un minimo di 25.000 euro ad un massimo di 350.000 euro. Per­tanto l’Agcom deve effettuare valuta­zioni anche riferite ai precedenti giu­risdizionali e fondate sul principio di proporzionalità; ciò comporta che in alcuni casi le conclusioni siano diver­genti.

Però non sono mancate frizioni an­che con il Consiglio Nazionale degli Utenti a causa del telefilm di Rai4 'Fi­sica o Chimica', prima fermato e poi 'sdoganato' dall’Agcom.
Le motivazioni che hanno portato la Commissione Servizi e Prodotti a non sanzionare Rai4 non sono infondate. Tuttavia le norme vanno interpretate. Se, come annunciato da Luca Borgo­meo, dovesse essere presentata istan­za di revisione, mi auguro che la stes­sa Commissione, di cui peraltro io non sono membro, possa rivedere la deci­sione nell’ambito della sua discrezio­nalità. Le segnalazioni del Consiglio Nazionale Utenti costituiscono per l’Autorità segnalazioni 'qualificate' e ritengo che sia un organismo consul­tivo indispensabile. Vorrei però preci­sare che un programma televisivo è u­na goccia nel mare mediatico nel qua­le i messaggi a sfondo sessuale rap­presentano un’onda continua e cre­scente, soprattutto attraverso inter­net.

Ma l’Agcom è veramente indipen­dente dagli interessi delle emittenti?
I Commissari Agcom sono eletti dal Parlamento e la loro natura è istitu­zionale, non politica. Per questo l’Au­torità non rappresenta un equilibrio partitico stile 'manuale Cencelli'. Ri­cordo che l’Agcom opera in piena au­tonomia e con indipendenza di giu­dizio e di valutazione. Tuttavia, cia­scuno di noi, nelle sue posizioni, ri­flette la propria formazione. Per quan­to mi riguarda ho sempre avuto come riferimento i valori che Benedetto X­VI ha definito 'non negoziabili'. Tra i recenti successi mi limito a citare l’ap­provazione del Piano di numerazione automatica dei canali sulla tv digitale terrestre (LCN), dove abbiamo stabi­lito il divieto, nel primo arco di nu­merazione (da 1 a 99), di irradiare pro­grammi per soli adulti e la trasmissio­ne prevalente di giochi d’azzardo.

Le norme approvate la scorsa estate dal Parlamento, però, di fatto supe­rano l’idea della fascia protetta affi­dando la difesa dei minori al filtro e­lettronico.
Il decreto legislativo stabilisce che la trasmissione di programmi per un pubblico adulto è ammessa solo in modalità on demand (su richiesta) e solo se le emittenti prevedono un si­stema di controllo che rispetti deter­minati requisiti tecnici di sicurezza (ti­po il parental control) in grado di as­sicurare che i minori non possano guardare questi contenuti. Personal­mente ritengo preferibile che la visio­ne di questi contenuti sia consentita in modalità opt-in , cioè solo previo in­serimento di un codice di sblocco.

Lei quali soluzioni vede fattibili per una buona tv in Italia?
La buona tv è la tv della conoscenza. Oggi, di fronte ad un’offerta tecnolo­gica amplissima, la buona tv dovreb­be come non mai stimolare il dibatti­to culturale, sui valori e smetterla di inseguire l’audience in una corsa cie­ca al ribasso della qualità. Oggi c’è un’elevata capacità trasmissiva che aumenterà con la prossima asta delle frequenze. Per questo servono regole certe al passo con i tempi. Alla luce della moltiplicazione delle piattafor­me trasmissive (digitale terrestre e sa­tellitare, internet, mobile) ritengo sia arrivato il momento di rivedere il Co­dice Tv e Minori. Il diritto fondamen­tale della libertà di espressione, deve essere bilanciato con l’interesse pre­valente dei minori richiamato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e sancito dalla nor­mativa UE.