UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tv locali:
il ministro promette tutela

Il ministro dello Svi­luppo economico, Paolo Romani, prova a rassicurare le e­mittenti locali che, dopo il taglio di nove frequenze deciso dal governo per destinarle alla telefonia mobile, sentono va­cillare la possibilità di trasmettere con i propri ripetitori.
6 Agosto 2011
«Per noi ogni tv, grande o piccola che sia, è un’oc­casione di sviluppo economico e culturale, e va dunque salvaguardata». Il ministro dello Svi­luppo economico, Paolo Romani, prova a rassicurare le e­mittenti locali che, dopo il taglio di nove frequenze deciso dal governo per destinarle alla telefonia mobile, sentono va­cillare la possibilità di trasmettere con i propri ripetitori. A cominciare dalle piccole tv. «È nostra intenzione tutelare e rafforzare questo patrimonio, che svolge un ruolo sociale e culturale insostituibile – spiega il ministro –. Conosco bene l’importanza delle emittenti comunitarie sul territorio. Il loro lavoro va ben oltre la lo­gica di mercato, offrendo ser­vizi e contenuti per migliaia di persone».

L’inchiesta del quotidiano dei cattolici è entrata nell’uf­ficio del ministro. «Ho segui­to con attenzione il dibattito portato avanti da Avvenire sulla digitalizzazione delle frequenze. Comprendo, an­che per storia personale, le ansie e le preoccupazioni e­spresse da alcuni piccoli e­ditori televisivi. Proprio per questo vorrei dire loro: non ci sarà alcuna mattanza, al­cun esproprio delle fre­quenze. Al contrario, stiamo aprendo più spazi di espres­sione e canali di comunicazione, rafforzando l’offerta del servizio pubblico e del pluralismo». Certo l’affollamento del­l’etere – anche per la riduzione dei canali – è un dato di fat­to. «Ma abbiamo già individuato le strade tecniche perché ogni emittente locale possa continuare a trasmettere come e meglio di prima», afferma Romani.
Una via d’uscita su cui punta il ministero è quella di incen­tivare le aggregazioni fra le piccole con un «percorso pre­miale » che consenta di assegnare loro almeno un canale. In pratica un’unica frequenza sarà coabitata da più tv che po­tranno utilizzare i sei spazi previsti da ciascun multiplex. Questa prospettiva sarà favorita dai bandi elaborati dal mi­nistero in base ai quali saranno stilate le graduatorie regio­nali. L’ipotesi allo studio prevede punteggi aggiuntivi per i consorzi di tv. Un meccanismo che attenua gli effetti dei quattro parametri indicati dalla legge per stabilire quali e­mittenti riceveranno i canali: patrimonio netto, organico, coperta del segnale e longevità. Criteri che – senza rimedi – avrebbero penalizzato le tv comunitarie, come quelle d’i­spirazione cattolica, che si fondano sul volontariato e chiu­dono i bilanci a fatica. Due le possibilità di condivisioni: quella fra soggetti che operano in aree diverse (ad esempio, province differenti) oppure fra emittenti attive nella stessa zona che potranno dividersi un unico mux.
Il primo bando riguarderà la Liguria e uscirà la prossima set­timana. Poi sarà la volta di quello della Toscana che verrà re­so noto la settimana successiva. E proprio la Toscana è de­finita dal ministero una «regione critica per il rapporto fra numero di emittenti operanti e frequenze disponibili». Le al­tre aree da bollino rosso sono Sicilia e parte della Puglia (fra quelle da digitalizzare), e poi Lombardia, Campania e Lazio (già passate al digitale). Per il ministero, potrebbero essere in bilico meno di cento tv anche se «l’intera operazione verrà rimodulata passo dopo passo» per apportare eventuali cor­rettivi.
Poi il dicastero favorirà una «razionalizzazione dell’etere». Attraverso incentivi economici saranno promosse «cessio­ni volontarie» di canali sia da parte degli operatori che ne hanno più di uno (come le tv regionali che in analogico po­tevano avere anche quattro frequenze), sia delle tv che ri­tengono la gestione degli impianti di trasmissione solo un onore. La somma per gli indennizzi sarà pari a un decimo degli introiti della gara per la banda larga mobile: la stima è di almeno 300 milioni di euro da destinare alle tv locali. Se­condo il ministero, le misure di compensazione consenti­ranno di liberare frequenze di cui beneficeranno le piccole. Altra strada è la pianificazione delle frequenze 'minori'. Di fatto potranno essere istallati impianti a bassa potenza che coprono magari una valle o una città e che rappresentano ulteriori «soluzioni frequenziali» per agevolare la trasmis­sione delle piccole. Sarà comunque l’Agcom a valutare cia­scun caso. In ultima battuta resta l’affitto di uno spazio nei mux. È il mu­st carry che obbliga l’emittente con la rete di trasmis­sione a concedere almeno due dei suoi sei programmi. I canoni saranno contenuti – sottolinea il ministero – e le condizioni contrattuali garantiranno l’effettiva diffu­sione del segnale. A detta dei tecnici del dicastero, il mix fra aggregazioni di tv, incentivi economici e must carry ridurrà l’impat­to del taglio di frequenze sulle locali. «E se si verifiche­ranno problemi, connaturati a transizioni così com­plesse – garantisce Romani –, faremo il possibile per ri­solverli » anche «continuando a confrontarci con cate­gorie e operatori».