UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tv locali, la mattanza
ora è realtà

Nella gara per mantenere accesi i ripetitori, le piccole tv partiranno azzoppate. Il primo dei bandi che serviranno a sti­lare le graduatorie regionali dei «sommersi» e dei «salvati» è stato pubblicato il 10 agosto nel sito del ministe­ro dello Sviluppo economico.
11 Agosto 2011
Nella gara per mantenere accesi i ripetitori, le piccole tv partiranno azzoppate. Il primo dei bandi che serviranno a sti­lare le graduatorie regionali dei «sommersi» e dei «salvati» è stato pubblicato il 10 agosto nel sito del ministe­ro dello Sviluppo economico. Dodici pagine che ridisegnano l’e­tere della Liguria ma che faranno da modello nel percorso di digita­lizzazione dell’Italia dopo il taglio di nove frequen­ze tv alle locali deciso dal governo. Ebbene, il bando conferma i timori che le emittenti «minori» aveva­no e che potrebbero aprire le porte alla «telemat­tanza». Infatti, nella lista delle tv che avranno alme­no un canale per trasmettere, saranno favorite le re­ti maggiori. Non le emittenti di servizio che non han­no fatto del business la loro forza, ma gli editori che puntano al fatturato diffondendo il segnale in un’area più vasta pos­sibile. Del resto, il documento si apre spie­gando che non verrà fatta alcuna distinzione fra emittenti commer­ciali che vivono di pubblicità e tv comunitarie che sono sottoposte a stringenti vincoli sugli spot e hanno come mission quella di essere «voce» di un territorio. Certo, le co­munitarie hanno bacini limitati e chiudono i bilan­ci a fatica. In pratica, l’opposto dei criteri in base ai quali saranno varati gli elenchi. I parametri sono sta­ti fissati dalla legge, ma il loro peso è stato deciso dal ministero con il provvedimento di ieri. L’indicatore che sarà privilegiato e che influenzerà i punteggi per il 45% del totale è quello della copertura di popola­zione che una tv è in grado di assicurare: ciò vuol di­re che avranno chance effettive per ottenere le fre­quenze le emittenti a carattere regionale. Il secon­do criterio che il ministero ha voluto premiare è il patrimonio netto: influenzerà il risultato finale per il 30% e avvantaggerà le società più strutturate.

Il parametro dei dipendenti assunti a tempo indeterminato condizio­nerà i punteggi per il 20% e «dan­neggerà » le emittenti, come quelle d’ispirazione cattolica, che spesso si fondano sul volontariato. Infine, la longevità della tv influirà per appe­na il 5%, a scapito delle emittenti «storiche» che magari da trenta an­ni raccontano uno spicchio di terri­torio.
Come aveva annunciato il ministero, una via d’u­scita per le «piccole» può essere rappresentata dal­le intese e dai consorzi fra tv. Due sono le possibilità previste: la condivisione fra soggetti che operano in aree diverse (ad esempio province differenti) oppu­re fra emittenti che sono attive nella stessa zona e che potranno essere presenti in un unico mux. Il bando stabilisce un aumento di punteggi fra il 20 e il 50% in base al numero di emittenti alleate (il 20% se so­no 2; il 50% se sono 5 o più). Ma il problema è che l’aumento sarà conteggiato non sulla base della som­ma dei punteggi ottenuti da tutte le emittenti con­sorziate, ma avendo come riferimento il punteggio che otterrà la migliore fra le tv «collegate». A conti fatti, se si uniranno tre «piccole», il valore di parten­za sarà minimo e di conseguenza anche il rialzo che l’intesa regalerà non garantirà l’assegnazione della frequenza. Così neppure l’idea di mettersi insieme potrebbe pagare. A meno che non si scommetta su un accordo fra una tv capofila maggiore e un paio di «piccole» che, comunque, resterebbero in balia di chi ha un più consistente potere contrattuale.
Altro elemento che già preoccupa è il riferimento temporale dei criteri. Il documento del ministero chiarisce che patrimonio, personale, coper­tura del segnale e longevità siano cal­colati alla data in cui è uscito il ban­do. Se gli ultimi due elementi sono difficilmente alterabili, il patrimo­nio e gli organici possono essere og­getto di operazioni per far alzare i punteggi, magari con modifiche di bilancio o assunzioni a tempo di record. E questi ri­schi varranno soprattutto per le regioni che ancora attendono i bandi (ossia, tutte tranne la Liguria) se i provvedimenti ricalcheranno il testo del 10 agosto.
Gli effetti delle decisioni del ministero vengono pre­sentati l'11 agosto ad Ancona dalla Aeranti-Co­rallo, l’associazione che rappresenta mille imprese radiofoniche e televisive locali e che ha convocato nelle Marche i vertici delle emittenti delle prime re­gioni che dovranno passare sotto le forche caudine delle graduatorie.