Domenica scorsa è stato proclamato beato e martire il magistrato Rosario Angelo Livatino, giudice del Tribunale di Agrigento, ucciso nel 1990 dalla mafia, che odiava la sua fede profonda e la sua integrità nell’esercizio della giustizia. Analizzando le sue carte gli inquirenti si sono imbattuti in una ricorrente sigla misteriosa, STD, che non riuscivano a decifrare, cercando d’interpretare chissà quale messaggio in codice egli volesse inviare. Invece alla fine si è scoperto che si trattava semplicemente dell’acronimo di Sub tutela Dei: in pratica il nuovo beato ci teneva a porre ogni sua azione, ogni suo lavoro, ogni sua ricerca della verità sotto la protezione di Dio.
Questo particolare ben s’attaglia alla solennità di domenica, l’Ascensione del Signore. Quaranta giorni dopo la risurrezione Cristo torna in cielo, cioè accanto a Dio Padre, da dove era partito con l’incarnazione: la cosa rilevante in questo viaggio di ritorno è che Gesù ha portato con sé la natura umana assunta nel grembo della Vergine Maria. Quindi, grazie a lui, la vita terrena è già sotto la tutela di Dio e irrevocabilmente inserita nella vita divina in cui ciascuno di noi è stato innestato con il battesimo. Insomma, tutti in un certo modo siamo già in cielo con il Signore e con i suoi amici, i santi.
Questa consapevolezza peraltro non ci rende meno impegnati a migliorare la situazione e gli ambienti in cui ci troviamo: Dio ci chiede di fare la differenza rispetto al mondo, per riaffermare ciò che è autenticamente umano. Lui ci ha scelti perché ha riconosciuto in noi l’impronta della sua opera, quell’immagine che non può essere in alcun modo cancellata.
La cinquantacinquesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha come tema: «“Vieni e vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono». Nel Messaggio preparato per la circostanza il Papa osserva che grazie alle tecnologie contemporanee «tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere. Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti. […]. Così il Vangelo riaccade oggi, ogni qual volta riceviamo la testimonianza limpida di persone la cui vita è stata cambiata dall’incontro con Gesù. Da più di duemila anni è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono».
La fede s’impara e si trasmette solo facendone esperienza. La più bella notizia che possiamo diffondere in questo mondo sconvolto dalla paura e dall’incertezza è che Gesù è risorto, vive risorto e ci fa risorgere ogni giorno nella misura in cui stiamo uniti a lui con la fede, la speranza e la carità. Come il beato Rosario Livatino poniamo ogni nostro pensiero e ogni nostra azione sub tutela Dei, sotto la protezione dell’Altissimo.
Facciamo nostre le parole della preghiera composta dal Santo Padre Francesco per questa giornata:
«Signore, insegnaci a uscire dai noi stessi,
e a incamminarci alla ricerca della verità.
Insegnaci ad andare e vedere,
insegnaci ad ascoltare,
a non coltivare pregiudizi,
a non trarre conclusioni affrettate.
Insegnaci ad andare là dove nessuno vuole andare,
a prenderci il tempo per capire,
a porre attenzione all’essenziale,
a non farci distrarre dal superfluo,
a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità.
Donaci la grazia di riconoscere le tue dimore nel mondo
e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto».
Fabrizio Casazza
Consulente ecclesiastico piemontese
dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana