UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Umbria: un impegno personale ed ecclesiale

Giornata per le comunicazioni sociali. L'Arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, delegato CEU proprio per le comunicazioni sociali, dalle colonne del settimanale "La Voce", invita a «puntare verso un ulteriore impegno personale ed ecclesiale nella comunicazione»...
6 Giugno 2011
Giornata per le comunicazioni sociali. L'Arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, delegato CEU proprio per le comunicazioni sociali, dalle colonne del settimanale "La Voce", invita a «puntare verso un ulteriore impegno personale ed ecclesiale nella comunicazione»...

 
 
 
Il 5 giugno prossimo celebriamo la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dal tema: Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale Benedetto XVI nel suo messaggio ci ricorda come “la rivoluzione industriale produsse un profondo cambiamento nella società attraverso le novità introdotte nel ciclo produttivo e nella vita dei lavoratori, così oggi la profonda trasformazione in atto nel campo delle comunicazioni guida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali. Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale”.
 
L'impressione del cristiano che s’inoltra sulle arterie della comunicazione può essere ben illustrata da un'icona biblica folgorante, quella della fionda del giovane Davide e dell'armatura monumentale del gigante Golia. In realtà, anche nel nostro caso, l’efficacia non si misura obbligatoriamente sulla base della pura e semplice tecnica e sul potenziale estrinseco. Tuttavia, come fa Davide, è indispensabile scendere sullo stesso terreno e iniziare il confronto. Per condurlo a termine è necessaria una strategia. Proprio per la sua complessità, per i rischi che comporta, per le potenzialità che contiene, il mondo della comunicazione richiede in chi lo accosta un grado sufficiente di conoscenza. Entrare nel mondo della comunicazione conoscendolo e adattandosi ai suoi canoni espressivi non significa, però, dismettere la propria identità. E questo vale anche per i nuovi mezzi della comunicazione. Ci ricorda il Papa che “comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”. Per attuare ciò è necessario avere un’attrezzatura culturale, è importante capire i meccanismi della comunicazione, è indispensabile ascoltare nel senso pieno del termine. Fortunatamente esistono programmi televisivi e radiofonici, articoli di giornali cartacei e online di qualità, anche se bisogna riconoscere che ormai i mezzi di comunicazione hanno di molto guastato il palato morale, estetico e umano dei loro fruitori. Ecco, la comunità ecclesiale deve puntare proprio a quella resipiscenza di fondo, a quel cuore di intelligenza e di umanità che permane nell’ascoltatore, nel lettore e nell’internauta per offrire il suo messaggio. Pastori e fedeli devono puntare verso un ulteriore impegno personale ed ecclesiale nella comunicazione. Troppo spesso i mass media comunicano a folle di persone ciò che devono mangiare e indossare, le mode e i modi della vita. Manca una voce che indichi la rotta, il senso della vita, che interpelli sui cosiddetti valori ultimi. “Noi credenti – afferma papa Benedetto XVI -, testimoniando le nostre più profonde convinzioni, offriamo un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui”.
Mi piace concludere questo scritto con una piccola appendice: la parola autentica e incisiva nasce dal silenzio, ossia dalla riflessione e dall'interiorità, dalla preghiera e dalla meditazione. In mezzo al brusio incessante della comunicazione informatica, alla chiacchiera e al vaniloquio televisivo e giornalistico, al rumore assordante della pubblicità, il cristiano deve sempre saper ritagliare uno spazio di silenzio che sia la somma di parole profonde e non mero silenzio, cioè assenza di suono. Il Dio dell'Horeb si svela a Elia non nelle folgori, nel vento tempestoso e nel terremoto bensì in una voce di silenzio sottile (cf 1 Re 19, 12). Anche la sapienza greca pitagorica ammoniva che «il sapiente non rompe il silenzio se non per dire qualcosa di più importante del silenzio». È solo per questa via che sboccia la parola sapiente. Solo così si compie la scelta di campo sottesa a un famoso detto rabbinico: «Lo stupido dice quello che sa; il sapiente sa quello che dice».
 
 
 
 
+ Renato Boccardo
Arcivescovo di Spoleto-Norcia
Delegato CEU per le Comunicazioni Sociali